Lost Ember
Lost Ember è un videogioco di avventura ed esplorazione in terza persona, sviluppato da Mooneye Studio, un piccolo team di programmatori che viene dalla Germania (Amburgo e Berlino per l’esattezza). E’ disponibile per PS4, Switch, Xbox One e PC grazie ad una fortunata campagna di finanziamento dal basso operata tramite Kickstarter
Lost Ember narra le vicende di un anima smarrita alla ricerca del proprio passaggio per l’aldilà. Noi giocatori siamo posti nei panni di un lupo che entra in contatto con uno spirito guida. Questo ci spiega, proprio all’inizio del gioco, di essere lì con l’unico scopo di aiutarci a ritrovare la giusta via. Durante questo viaggio, possiamo scoprire il motivo che ci ha impedito il corretto passaggio dall’altra parte.
Pur nella sua immensa semplicità, Lost Ember non deve trarti in inganno. E’ facile prendere confidenza con i pochi controlli, sia che giochi con mouse e tastiera, sia che giochi con un comodo joypad. Sotto la patina coloratissima e lo stile morbido, tenue, “pastelloso”, sta in attesa una storia profonda, che spinge a più di una riflessione e ci porta a pensare a sentimenti che riguardano amore, odio, paura e sorpresa, tra i tanti altri.
Come ho accennato più su e dall’idea che puoi farti dalle immagini che ho catturato durante la mia partita, Lost Ember si presenta con una grafica decisamente fumettosa, dai contorni morbidi e presenta paesaggi bellissimi, abitati da creature – il più delle volte – dolci e mansuete. Le musiche sono ben orchestrate e d’atmosfera, ma quello che mi ha colpito di più è l’aspetto che contraddistingue Lost Ember da molti altri titoli simili (come il recente Vane, che ho recensito poco tempo fa).
In Lost Ember, come accennato più su, impersoniamo un lupo. Questo lupo può correre, saltare e guadare corsi d’acqua. Tuttavia, gli è impossibile superare spazi angusti o grandi canyon. In aiuto a questo suo limite, arriva la capacità di trasmigrare l’anima dentro un altro essere vivente. Possiamo, con la semplice pressione di un tasto, prendere il controllo temporaneo di un piccolo Vombato per intrufolarci (o rotolare) in uno stretto passaggio. Possiamo diventare un’aquila o un colibrì e sfruttare le loro capacità per proseguire nel nostro viaggio. Quel che appare come un piccolo valore aggiunto, pur non portando nulla di concreto all’economia del viaggio, è la possibilità di fare le cose che normalmente fanno gli animali: brucare l’erba, dormire, ululare ed altro ancora.
A proposito di ululare, il nostro lupo lo fa spesso in corrispondenza di “echi del passato”, dei punti precisi e riconoscibili da cui emergono figure di una vita passata: la vita dell’anima che viaggia attraverso il lupo. Si tratta di una persona della tribù fantasiosa degli Yanrana, di cui scopriremo usi e costumi, fasti e nefasti, strada facendo.
Non ci sono difetti particolari da evidenziare. Il gioco si lascia giocare in tranquillità ed è focalizzato su esplorazione, viaggio e trasmigrazione di anima da un animale all’altro. La mappa è lineare ma discretamente estesa, e premia l’esploratore più paziente e meticoloso con dettagli sul mondo di gioco e sulla storia dell’anima smarrita.
Se proprio vogliamo scovare dei difetti, direi che il gioco non incoraggia moltissimo ad essere rigiocato (il viaggio, per me, è bello ed emozionante la prima volta che lo fai, non le seguenti). E i meno pazienti tra i giocatori potrebbero non apprezzare troppo i ritmi troppo compassati e rilassanti.
Se ti fossero piaciuto Journey, Rime, Vane e tutti gli altri simili “simulatori di viaggio”, Lost Ember potrebbe essere una graditissima sorpresa.
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Mi hai incuriosito moltissimo, dalle foto che hai messo mi sono già lasciato prendere dalla sua ambientazione. Wow!
E’ certamente un gioco da scoprire. Ma è lontanissimo dagli standard delle masse: è più riflessivo, meditativo, esplorativo che altro.
Grazie per la lettura. Sono contento di averti incuriosito, le foto le ho scattate io durante la prova 🙂