Onimusha 2: Samurai’s Destiny Remastered è la versione rimasterizzata di un action-adventure in terza persona, ambientato nel Giappone feudale ed esclusivo per PlayStation 2, pubblicato nel 2002. Disponibile dal 23 maggio 2025 anche per Switch, PlayStation, Xbox e PC, offre la possibilità di recuperare un grande classico che fonde le visuali fisse degli originali Resident Evil a fasi di combattimento che facevano il verso a Devil May Cry.
Realizzo questo contenuto grazie alla gentile concessione di Capcom e Plaion, che hanno fornito un codice Xbox del gioco.
Il Potere degli Oni

Il protagonista di Onimusha 2: Samurai’s Destiny Remastered è Jubei Yagyu, un samurai in cerca di vendetta dopo la distruzione del suo villaggio. Nobunaga Oda è tornato dal regno dei morti ed è fermamente intenzionato a mettere a ferro e fuoco l’intero Giappone.

Durante il suo viaggio, a Jubei viene conferito il potere degli Oni, che gli permette di affrontare i Genma, cioè creature demoniache che minacciano l’umanità. Nella sua battaglia contro di Genma scatenati da Nobunaga, Jubei non è solo: alla causa contribuiscono altri alleati, quali Oyu, Ekei, Magoichi, sulle prime, ma gli aiuti non tarderanno ad arrivare anche più in là con l’avventura. Un affinità con gli alleati, influenza la trama e i finali disponibili, incoraggiando la rigiocabilità per i più curiosi.
Rimasterizzare un pezzo di Storia

Tra le novità offerte da Onimusha 2: Samurai’s Destiny Remastered troviamo il potenziamento dell’aspetto grafico, ora in alta definizione e con alta fluidità. Tra le opzioni, segnalo la possibilità di giocare in formato 16:9 oppure nell’originale 4:3 (quello “squadrato”, che era lo standard almeno fino al 2010).
Sotto le belle apparenze troviamo la possibilità di utilizzare i comandi modernizzati, cioè in alternativa rispetto ai sistemi di movimento che rese celebre Resident Evil ai tempi della prima trilogia.

E’ presente una modalità Inferno, per i giocatori più esperti che non hanno paura di morire in un singolo colpo. E una galleria con oltre 100 bozzetti e 43 brani della colonna sonora originale che, personalmente, adoravo e finalmente torno ad ascoltare a distanza di più di vent’anni.
Non manca la presenza dei minigiochi e di materiali bonus. A proposito di bonus: una nuova funzionalità permette di cambiare arma nel gioco evitando al giocatore l’obbligo di dover entrare nel menu di pausa per cambiare arma (cosa che, puntualmente, ho fatto anche durante la registrazione del gameplay, da brava vecchia cariatide).

Infine, Jubei può trasformarsi in un Onimusha manualmente come quando si attiva la furia spartana di God of War oppure la trasformazione in Darksiders. In passato si trasformava automaticamente ogni volta che ottenesse cinque sfere viola.
Grande Rispetto per la Tradizione

Onimusha 2: Samurai’s Destiny Remastered è un’operazione nostalgia a tutti gli effetti, che colma il vuoto che l’epoca delle esclusive permanenti aveva colpito le piattaforme di gioco (soprattutto giapponesi) ormai più di vent’anni fa.
Adesso, anche i possessori di PS4 e Xbox One, soprattutto le nuove generazioni, possono recuperare a prezzo budget un autentico pezzo di storia, svecchiato per stare un po’ meglio al passo dei tempi.
La scelta di mantenere quasi intatta l’esperienza di gioco originale, datata 2002, e recante con sé numerose criticità di “fluidità dell’esperienza”, ormai radicalmente diverse, è dichiarata all’avvio del gioco.

Si è voluta rispettare l’opera originale e, al di là di poche accortezze sul fronte del sistema dei controlli e la comodità di evitarsi frequenti aperture del menu inventario, siamo dalle parti di un’esperienza molto vicina all’originale. Un po’ come accade nelle remastered nostalgiche di Aspyr.
Onimusha 2: Samurai’s Destiny Remastered è la tipica operazione nostalgia, che personalmente trovo molto preziosa sul fronte della preservazione delle opere che hanno fatto la storia.
E’ un gioco del 2002 che è stato riesumato e tirato a lucido, più per gli amanti del retrogaming e dei collezionisti che se lo sono perso. Il prezzo budget e il grande rispetto dell’opera originale, ne sono la dimostrazione.






Lascia un commento