Mafia: The Old Country, o Mafia: Terra Madre come localizzato nella nostra lingua, è un videogioco d’azione e avventura in terza persona, fortemente votato alla narrazione. E’ sviluppato da Hangar 13 per 2K Games ed è disponibile su PC, Xbox Series e PlayStation 5 dal 7 agosto 2025. Realizzo questo contenuto grazie ai miei risparmi, senza alcuna concessione da parte di PR o sviluppatori.
Sicilia dentro

Mafia: The Old Country è ambientato in Sicilia agli inizi del ‘900 del secolo scorso. Mentre in Europa si parla di “Belle Époque”, in Sicilia (e nel Meridione italiano in generale) è un’epoca di profondo regresso, portato dall’unificazione del Regno d’Italia avvenuta quasi mezzo secolo prima.
Il brigantaggio, pur essendo l’ombra della piaga di metà ‘800, c’è ancora. I governanti locali e le forze dell’ordine dello Stato non riescono ad arrestare la criminalità, così si affidano a potenti “famiglie” locali, che nel corso dei decenni si sono accaparrate grandi proprietà terriere, ingenti flussi di denaro e una sostanziale impunità per atti criminali e traffici illeciti.
In cambio di favori, sia economici che commericali, questi clan assicurano controllo e stabilità, almeno a parole. In realtà, fanno il bello ed il cattivo tempo a spese di onesti cittadini e inermi dipendenti statali. Stiamo parlando dei primi, autentici, boss mafiosi di “Cosa Nostra”.
Sicilia fuori

Fuori dal gioco, al fianco di Hangar 13 che è la “mano” che tecnicamente ha sviluppato Mafia: The Old Country, troviamo Stormind Games.
Si tratta di uno studio di sviluppo italiano fondato nel 2016, con sede a Catania ed è stato incaricato di supervisionare e offrire consulenza ai creativi americani, per rendere più credibile e fedele la parte scenografica della Sicilia del gioco (per il resto assolutamente fantasiosa).
Non solo: Storming Games ha anche coordinato i lavori di doppiaggio, selezionando e guidando gli interpreti (anche di caratura internazionale). Il risultato è un doppiaggio siciliano di sicuro impatto, molto teatrale e pulito da volgarismi troppo ricercati, desueti, incomprensibili.
Insomma: l’ultimo Mafia mette in scena una serie di episodi in ordine cronologico, che non sfigura al fianco di serie televisive quali “Il commissario Montalbano” o altro di simile.
Terra Madre

In Mafia: The Old Country, muoviamo i passi in una terra mediterranea realizzata a regola d’arte. La mappa è grande ed estesa ma il gioco è fortemente focalizzato sulla narrazione degli eventi.
Sebbene nulla vieti di prendere la strada che desideriamo per raggiungere il luogo in cui parte la nuova scena, non aspettarti missioni secondarie, troppi collezionabili o contenuti riempitivi.
Fedele all’originale Mafia: The City of Lost Heaven, The Old Country ha una storia da raccontare e la cornice dentro cui viene raccontata è un meraviglioso arazzo che imprime l’atmosfera di inizio sec. XX.
Irrealmente ben fatto

Tecnicamente parlando, Mafia: The Old Country è indiscutibilmente il migliore della serie. Dal punto di vista prettamente generazionale, si tratta di un lavoro eccezionale ed esemplare sul criticatissimo Unreal Engine di ultima generazione.
Come sempre, in fase di lancio soffriva di qualche spigolo di troppo (rallentamenti, stutter) ma al momento di scrivere e pubblicare questo contenuto, il gioco è solido come roccia, una gioia per gli occhi ed orecchie.
Il miglior Mafia di sempre?

Mafia: The Old Country narra le gesta di Enzo Favara, nostro alter-ego e operaio in miniera nell’immaginaria località di Collezolfo, ispirata alla vera Caltanissetta.
Enzo scala le gerarchie del clan mafioso della famiglia Torrisi, in un crescendo di tensione, drammaticità e colpi di scena, che lo portano ad un epilogo che chiude un cerchio narrativo quasi perfetto.
Con l’esclusione del Teatro Massimo Vittorio Emanuele, riprodotto fedelmente, e una libera intepretazione delle Catacombe dei Cappuccini, entrambi luoghi di richiamo turistico di Palermo, tutte le altre ambientazioni sono immaginarie ma ispirate a veri luoghi siciliani.
Porto Almaro trae ispirazione da Cefalù e Marzamemi; la Valle Dorata è chiaro riferimento a Valle dei Templi di Agrigento e i riferimenti architettonici o ambientali non si limitano a questi pochi esempi.

Per rispondere alla domanda (per alcuni retorica, per altri provocatoria) del paragrafo: a mio modesto modo di vedere le cose, Mafia: The Old Country non raggiunge la cima del mio personale podio tra i titoli della serie, perché ci sono un paio di cose che mi hanno fatto arricciare il naso.
La prima cosa è la proverbiale “sfortuna” che insegue il protagonista, che è il palese espediente per innescare le bellissime sessioni con armi da fuoco o all’arma bianca.
La seconda è la presenza di un vulcano che, nella realtà geografica siciliana, non esiste; la cui presenza all’inizio è accettabile ma poi l’ho trovata sempre più ingombrante nella (passami il termine virgolettato) “economia narrativa” del gioco.
Se non fosse per questi due aspetti, strettamente narrativi, per me Mafia: The Old Country sarebbe il miglior gioco della sua serie. Dovrà accontentarsi della seconda piazza e del fatto che sarà sempre consigliato da me, agli amanti di videogiochi “narrative driven”.






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