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Daylight

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Pur non avendo sbarcato il lunario come tanti altri sviluppatori di videogiochi, la passione e la costanza che guidano Zombie Studios gli hanno consentito di raggiungere il traguardo dei vent’anni di onorata ed invidiata carriera, in barba a studi di sviluppo più blasonati. L’ultima fatica di questi programmatori si chiama Daylight, è il primo titolo a reggersi sulla quarta generazione di Unreal Engine ed è disponibile per Pc Window e PlayStation 4. Il genere di riferimento è quello di avventura-horror in prima persona, definitivamente uscito dalla piccola nicchia di appassionati grazie a titoli tipo Slender e alcuni altri, portati alla ribalta dagli ormai seguitissimi YouTubers.

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Daylight si mostra come un lavoro senza infamia né lode, almeno sotto il profilo della bruta potenza che promette di essere questo nuovo Unreal Engine 4.0. Graficamente l’ho trovato preciso, pulito e più che colpire con poderosi effetti speciali, mira ad offrire uno stile tutto suo: quel tipico stile horror, misto a thriller, che i meno giovani possono rievocare grazie alla visione di pellicole come The Blair Witch Project. In Daylight, l’elemento dominante è l’atmosfera, e su questo aspetto il lavoro di Zombie Studios è solo encomiabile. La gestione di luci, ombre e piccoli dettagli grafici quali i segni sulle braccia della protagonista – Sarah – di cui parlerò più in là, indicano un lavoro ben studiato in cui nulla è lasciato al caso.

Lo scopo del gioco è quello di esplorare un tetro ospedale alla ricerca dell’uscita, nel panni della già citata Sarah, che è armata solo di tre oggetti: uno smartphone che la aiuta ad orientarsi grazie ad una mappa/Gps; sovrabbondanti torce luminose di colore verde che la aiutano a vincere le ombre e ad esplorare meglio; rari, classici, bengala a luce rossa che tornano estremamente utili nel ricacciare da dove giungono delle inquietanti presenze. Queste vengono attratte da Sarah quando le sue esplorazioni e le sue indagini la portano a raccogliere quelle che il gioco definisce “Reminiscenze”. Queste sono gli echi dell’inquietante passato della struttura ospedaliera, vanno ritrovate tutte, nostro malgrado, perché senza di essere non si può procedere nel gioco. Il ritrovamento di queste, infatti, permette l’accesso all’unica “chiave” che può sbloccare la porta della zona in cui ci troviamo.

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Daylight, facendola breve, è tutto qui: una reiterata sequenza di indagini e ricerche dall’inizio alla fine. Quel che rende questo gioco una piccola perla che qualcuno potrebbe apprezzare particolarmente è – oltre alla già citata, perfetta ed inquietante atmosfera – la creazione procedurale delle mappe di gioco, ogni volta che si avvia una partita. Per riassumere in parole estremamente semplici: ogni partita è diversa dalle altre, così come è diverso il punto in cui trovare la porta da aprire, le reminiscenze da trovare, i punti in cui le presenze che infestano l’ospedale ci tengono agguati.

La tensione è sempre sopra i livelli di guardia. L’assenza di musiche e il sapiente uso degli effetti sonori, i rumori che l’ospedale genera, le urla o i passi in lontananza, il respiro e la tensione di Sarah quasi palpabili, la sua voce tremante quando si rivolge a chissà chi, tutto tende a definire Daylight come un’esperienza decisamente emozionante. Quello che non ho gradito è la scarsa interazione con l’ambiente, ridotta ai minimi termini, l’impossibilità di toccare o spostare alcunché, se non pochissimi oggetti previsti dal “copione” preparato per noi dagli sviluppatori. Moltissimi potrebbero etichettarlo “noioso e ripetitivo” perché non si spara, perché non ci sono scene di intermezzo e perché – come ho scritto più sopra – è “tutto qui” e le cose da fare, alla fine dei conti, sono poche.

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C’è una cosa, che Daylight, fa meglio di tantissimi altri titoli, ed è quella di raccontare una storia, una storia che fa spaventare, e state sicuri che i salti sulla sedia sono garantiti. Se aggiungete che il gioco si presta perfettamente alla realtà virtuale portata da Oculus Rift (su Pc) e Morpheus (su PlayStatio 4), se vi piacciono questi giochi senza armi ma ricchi di atmosfera e tensione, allora avete di fronte un gioco che potreste ricordare a lungo.

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