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Kyn

Kyn

Nell’oceano di videogiochi di ruolo più o meno d’azione e più o meno tattici, occidentali ed orientali, a mondo aperto in cui poter vagare (quasi) senza meta oppure a mappe chiuse in cui si viene presi per mano e guidati alla scoperta di una storia, ritagliarsi uno spazio per raccontare una storia fantasy con ispirazione norrena quale è Kyn non è facile. Soprattutto se a voler realizzare un gioco del genere si è in due. Perché lo studio di sviluppo Tangrin è formato da due sviluppatori olandesi che premettono di essere – prima e soprattutto – appassionati di videogiochi.

L’epopea dei guerrieri Magni

Kyn è un action GdR con visuale dall’alto che richiama i grandi classici del genere (Diablo e Baldur’s Gate su tutti). Chi gioca ha tutto sotto controllo tramite mouse e tastiera.
Contrariamente ai canoni dettati dal grandi classici del genere, volendo seguire più la scia di Diablo e Titan Quest senza disdegnare la profondità di gameplay di Baldur’s Gate et simila, Kyn ti mette alla guida di un paio di ragazzi, Bram e Alrik. Questi giovani rampolli di una generazione di valorosi guerrieri hanno appena finito la loro ordalia per diventare “Guerrieri Magni”, cioè delle personalità molto influenti e soprattutto potenti, dotate di eccezionale prestanza fisica e rarissime doti magiche.

Non fanno in tempo a sbarcare nella loro terra natìa per festeggiare la loro promozione, che vengono catapultati in un inferno fatto di fuoco, guerra e stragi. Qualcosa ha scatenato la furia delle popolazioni Aeshir, simil-elfi e simil-goblin che fino a quel giorno avevano convissuto a contatto con gli esseri umani. Fin dal principio, dunque, Bram e Alrik dovranno affrontare mille battaglie e qualche enigma per poter arrivare in fondo alla storia e risolvere i problemi che affliggono le loro lande. Bram e Alrik non sono gli unici personaggi che controlleremo, ma conosceremo man mano altri guerrieri che si uniranno alla loro causa.

Se da un lato questo permette di espandere l’esperienza di gioco, di portare il giocatore alla gestione di un bel party personalizzabile praticamente in ogni aspetto tranne quello fisico, dall’altro – secondo la mia opinione – si è persa per strada la profondità di carattere dei personaggi, che mancano del giusto carisma e che spesso di prodigano in dialoghi o affermazioni che mi hanno lasciato un po’ perplesso. Tuttavia ho sempre affrontato Kyn tenendo bene a mente che è un’opera creata da due persone, due persone soltanto: dettaglio che, personalmente, si dimentica spesso quando si giocano delle creazioni indipendenti, spesso senza grandi finanziamenti dietro e solo tanta passione, dedizione e costanza.

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Un po’ e un po’

Non ho citato questi due titoli a caso. Kyn mi ricorda molto da vicino le tonalità di colore e gli scorci di Titan Quest: bando all’oscurità gotica più o meno abbozzata in Diablo 3 e benvenuti colori accesi e vivaci, una luce solare dorata che avvolge tutto in un’atmosfera fiabesca, quasi onirica. I personaggi si muovono nel mondo di gioco con animazioni buone, senza sfociare nel miracolo e senza scadere nel ridicolo. La gestione del party mi ricorda, invece, Baldur’s Gate, l’unica differenza è data dalla mancanza della “pausa totale”: in Kyn, la pressione della barra spaziatrice non ferma il tempo ma lo rallenta. In questi frangenti occorre decidere cosa far fare ai nostri avventurieri. Per fortuna le scelte sono limitate, probabilmente per una precisa scelta di gameplay, pertanto non mi sono mai confuso sul da farsi perché le alternative al movimento e all’azione d’attacco standard sono due. La terza opzione da usare è un attacco speciale che va “ricaricato”.

Dal più volte citato Diablo 3, Kyn invece eredita un sistema di ritrovamento degli oggetti (loot, in gergo) che premia più il giocatore paziente, che raccoglie ingredienti e poi va a forgiare quello che gli serve. Non manca il ritrovamento di oggetti già fatti e finiti, ma ho avuto l’impressione che si sia puntato di più sul premiare chi, con pazienza e la giusta dose di dedizione, va a forgiare quel che gli occorre.

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Umili origini e grandi ambizioni

Lungi da me etichettare Kyn quale un capolavoro o una piccola gemma, un piccolo capolavoro o un gioco imperdibile. Sto parlando di un gioco di ruolo d’azione che fonda i suoi punti di forza su grandi classici del passato, prova a dire la sua sul profilo di una gestione dei combattimenti più incalzante, presenta un’ambientazione – quella norrena – che ho visto sfruttata malissimo solo da Loki (vado a memoria e magari dimentico altri titoli dello stesso genere). È un lavoro realizzato da due sole persone che con santa pazienza e tanta dedizione hanno creato un piccolo mondo fatato e avventuroso, cercando di infondergli carattere per renderlo indimenticabile. A mio avviso l’impresa è riuscita in parte: il lavoro c’è, si vede, nulla è lasciato al caso, non ho giocato un titolo trascurato o fatto in fretta. Semplice, gradevole, ambizioso che non regge il confronto con le produzioni più blasonate per oggettive limitazioni. Escluse queste, non gli manca nulla per intrattenere ogni appassionato di giochi di ruolo “vecchio stampo”, il tempo giusto che ci vuole a completarlo.

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