Approdato nel novembre 2015 su Xbox One in esclusiva temporale, dai primi mesi del 2016 su Pc Windows (sia Steam che Windows Store), Rise of the Tomb Raider ha finalmente raggiunto anche le sponde PlayStation 4 il giorno 11 ottobre 2016, in tempo per il ventesimo anniversario della serie.

Il primo capitolo era sviluppato da Core Design e pubblicato da Eidos Interactive. Arrivava sugli scaffali il 25 ottobre 1996, prima in esclusiva per Sega Saturn e poi subito convertito per PlayStation e PC. Non a caso, su PlayStation 4, si parla di Rise of the Tomb Raider: Celebrazione dei 20 anni e con questo nome viene venduto.

Ad anni di distanza dalla sua pubblicazione, leggi questa recensione perché – mea culpa – non l’avevo importata su queste pagine. Leggerai la mia esperienza personale sulla versione PS4 del gioco, provata su PS4 Pro.

L’ascesa del profanatore di tombe

Al momento di scrivere questa recensione, avevo già completato Rise of the Tomb Raider su Xbox One. Per chi non lo sapesse: Rise of the Tomb Raider prosegue le avventure di Lara, dopo che ha lasciato l’isola di Yamatai nel primo reboot (quello del 2013). Questa volta, la giovane archeologa, ripercorre le orme di suo padre, Lord Croft, per arrivare a scoprire un’importante segreto archeologico nelle lande innevate della Siberia.

Lungi da me rovinarvi il piacere della scoperta, basta sapere che Rise of the Tomb Raider poggia le fondamenta sulle basi di gameplay del suo diretto predecessore. Adesso l’offerta è ancora più corposa e ancor più raffinata, con piccole implementazioni che non guastano.

Una via di mezzo ideale sia per gli amanti della storia da giocare senza prendere fiato, sia per chi ama prima esplorare e scoprire, piuttosto che andare avanti a testa bassa. Pur non eccellendo né in libera esplorazione né in storia raccontata, il lavoro di Crystal Dynamics brilla di luce propria anche solo perché nessuno riesce ad intessere tale bellezza grafica e tecnica in un impianto tanto “ibrido”.

Uno dei sequel più riusciti di sempre

Tutti i contenuti aggiuntivi, pubblicati dopo l’uscita di Rise of the Tomb Raider, sono inclusi nella versione per PlayStation 4, installati direttamente insieme al gioco. Non vi sono codici da aggiungere a parte.

I dlc sono Baba Jaga, che allunga di un paio d’ore la già corposa offerta del gioco base; Fredda Oscurità, una variante zombi della base sovietica in cui più che fare carneficine occorre evitare lo scontro diretto e purificare una zona contaminata; L’incubo di Lara, variante zombi in cui bisogna ucciderli tutti, ambientato nel Maniero Croft; Legami di sangue, un’avventura tutta esplorazione ed enigmi (di cui abbiamo molto apprezzato il fatto che se non si è un minimo perspicaci e logici non si può concludere), sempre ambientato nel Maniero Croft (disabitato).

Non mancano decine di regalie nella modalità secondaria, quella che prevede ondate di nemici nelle mappe incontriamo durante la storia principale. Immancabili i completi di abiti già tutti sbloccati fin dall’inizio, con qualche omaggio ai titoli passati – sia Crystal Dynamics che Eidos.

Altra nota di colore va alla presenza delle decantate Missioni VR (cioè giocabili con il visore di realtà virtuale PlayStation VR). In realtà bisogna precisare che di giocabile in realtà virtuale c’è solo Legami di Sangue, la modalità più rilassante e meno frenetica. Nulla da dire su questo versante per due motivi. Il primo è che siamo al momento sprovvisti di visore di realtà virtuale per PlayStation 4. Il secondo è che si evince fin troppo bene la natura “turistica” dell’espediente, ben lontana dal promettere meraviglia o adrenalina. Lo stesso video pubblicitario può aiutare a farsi un’idea.

Una sfida sempre all’altezza

Rise of the Tomb Raider, come già accennato più sopra, è ambientato prevalentemente in Siberia (con qualche flashback in Siria) e offre un impianto di gioco del tutto ricalcato su quello di Tomb Raider datato 2013. Mappe discretamente estese, non certo aperte come Skyrim o Gta 5 ma abbastanza grandi da permettere esplorazione, caccia alla fauna locale, procacciamento di materie prime per potenziare equipaggiamenti e munizioni.

Alla fase esplorativa si alternano fasi con degli enigmi, spesso ambientali: fare agire o interagire elementi più o meno naturali per sbloccare passaggi o leve. Sezioni di piattaforme che ricordano il miglior Prince of Persia: The Sands of Time. Momenti d’azione che ricordano Uncharted, con sparatorie contro truppe della Trinità (una fantomatica congrega che persegue malvagi scopi dittatoriali). Oppure contro avversari molto potenti che non sempre vanno abbattuti con potenza di fuoco superiore, ma con un po’ di sana materia grigia.

La modalità Stoicismo, presente nella versione Ps4 e dlc a pagamento per le altre utenze, rimarca ancora di più le fasi di esplorazione e sparatorie aggiungendo anche i fattori di fame e freddo che aumentano il fattore “sopravvivenza”, nonché le dosi di tensione ed adrenalina, già ben impegnate nella versione base del gioco.

Un’avventura memorabile

Rise of the Tomb Raider: Celebrazione dei 20 anni risulta essere la versione più bella, completa e disponibile che si possa ottenere.

Su PC l’ho trovato di poco superiore, sia dal punto di vista grafico che ludico, ma l’utenza console ha pochissimo da lamentarsi perché le vette qualitative raggiunte sono davvero alte. I più fortunati che lo giochano su PS4 Pro, possono goderselo a livello quasi uguale alla versione per computer.

Ludicamente parlando, essendo ricalcato sul sistema di gioco del 2013, rodato, apprezzato ed eviscerato in ogni sua parte, la base di partenza di Rise of the Tomb Raider è semplicemente ottima, ulteriormente migliorata ed espansa in questo naturale seguito.

Secondo la mia modesta opinione: tutti gli appassionati di videogiochi d’avventura ed esplorazione dovrebbero, almeno una volta in vita loro, giocare e finire Rise of the Tomb Raider.

Una replica a “Rise of the Tomb Raider: Celebrazione dei 20 Anni”

  1. […] esattamente come quelli che lo hanno preceduto in questa generazione (e parte di quella passata): Rise of the Tomb Raider e Tomb Raider: A survivor is […]

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