Kingdom Come: Deliverance II è un videogioco di ruolo in prima persona, sviluppato da Warhorse Studios e pubblicato da Deep Silver. E’ il seguito diretto di quel Kingdom Come: Deliverance del 2018, che si è distinto per la sua ambientazione medievale, storicamente ricercata e attestata. Il gioco è disponibile su PlayStation 5, Xbox Series e PC dal 4 febbraio 2025 ed io sono in grado di condividerti le mie impressioni sulla versione Xbox Series X, grazie alla gentile concessione di Plaion.

C’era una volta il Cavaliere

Kingdom Come: Deliverance II riprende la trama che era stata interrotta nel prequel. Figlio ribelle di un fabbro del piccolo villaggio di Skalica, in Boemia agli inizi del ‘400, Henry (vittima degli eventi della storia politica del suo Paese) si trova costretto a fuggire e trovare riparo presso un signorotto locale.

Re Sigismondo, ormai sovrano di Ungheria e Croazia, aveva mosso guerra contro re Venceslao IV, politicamente debole e remissivo. Tra i fuochi di questo conflitto, Henry prima sopravvive e poi cerca il suo posto, al fianco dei lealisti e contro Sigismondo.

Lungi da me svelarti molto della bellissima storia che c’è dietro il primo ed il secondo Kingdom Come: Deliverance, ma qui vorrei solo dire che Henry riesce a diventare un cavaliere che protegge un giovane rampollo della nobiltà locale.

Nel prologo di Kingdom Come: Deliverance II, nel tentativo di difendere il suo protetto, Henry cade in disgrazia e deve risalire nuovamente la lunga strada che lo porta da vagabondo e nullatenente, a cavaliere di tutto rispetto e temuto.

C’era una volta il Vagabondo

L’inizio di Kingdom Come: Deliverance II è simile a quello del prequel, con la differenza che questa volta muoviamo un protagonista segnato da una storia emotivamente e fisicamente probante, reduce da mille avventure e disavventure.

Ho trovato davvero ispirato il modo in cui viene introdotto e come viene spiegato il passato di Henry, a coloro che non hanno giocato il primo titolo della serie ma iniziano direttamente dal secondo.

I riferimenti al passato di Henry sono accennati e non viene fatto pesare l’aver iniziato direttamente da Kingdom Come: Deliverance II. Si può affrontare il primo titolo come se fosse un prequel da recuperare in futuro, se e quando lo si desidera.

Tecnicamente parlando, il gioco viene mosso da CryEngine di ultima generazione, proprio come il predecessore. Stiamo parlando di uno dei più realistici motori grafici a disposizione, concepiti per offrire la massima fedeltà visiva con pochissimi compromessi.

E’ il motore creato dalla casa di sviluppo Crytek, reso famoso dal primo Far Cry ma soprattutto dal sempiterno Crysis del 2007. Il cuore pulsante della grafica, del sonoro e della giocabilità di Kingdom Come: Deliverance II esalta l’hardware delle console di attuale generazione.

A dimostrazione che con il giusto tempo e una buona dose di ottimizzazione, qualsiasi gioco può garantire fedeltà visiva e fluidità con pochi o nessun compromesso, sia che si giochi su Xbox Series X, Series S, PlayStation 5 o PlayStation 5 Pro.

C’era una volta il Fabbro

Kingdom Come: Deliverance II è un videogioco che richiede tempo e pazienza. Fa del realismo e della verosimiglianza la sua ragion d’essere, quindi occorre affrontare missioni e nemici con saggezza.

La possibilità di morire, tramite due o tre stoccate ben assestate, è altissima. Il nostro alter-ego è un essere umano come tutti quelli che lo circondano, ha bisogno di riposare, mangiare, lavarsi, allenarsi e apprendere, prima di gettarsi a capofitto nella baraonda.

Possiamo lavorare come fabbro, mescere pozioni alchemiche, fare bracconaggio, brigantaggio o manovalanza: tutto concorre a forgiare il destino e le capacità di Henry e, parallelamente, la sua reputazione agli occhi di chi lo circonda.

Combattere in inferiorità numerica è l’autostrada per finire nell’aldilà. Nella Boemia del 1400, cane mangia cane e “mors tua vita mea”: irrompere in una colluttazione fra due banditi armati di tutto punto e un povero disgraziato sarà molto cavalleresco, ma ancor più rischioso e fatale.

Ribadisco che bisogna armarsi di tantissima pazienza, perché la mappa è liberamente esplorabile, molto vasta (più del prequel) e qualunque cosa e persona può ferirci oppure ucciderci. Ricaricare dall’ultimo check-point o dall’ultimo salvataggio sarà una pratica frequente.

La sensazione di essere lì

Ho davvero molto apprezzato ogni sforzo profuso nell’ammantare ogni situazione di gioco con tanta logica e coerenza. Non possiamo liberamente aggirarci nelle proprietà private, nelle abitazioni o nei luoghi ad accesso ristretto senza incorrere in accorati appelli, minacce e anche attacchi alla nostra persona.

Non possiamo dormire dove più ci aggrada senza che qualcuno chiami il balivo del villaggio, una guardia o si faccia giustizia da solo. Ogni azione ha realmente conseguenze e queste si ripercuotono sulla reputazione di Henry, che rischia di essere marchiato per la pena capitale se continua a infrangere le leggi.

Sebbene io sia incappato in un paio di situazioni del tutto inspiegabili, dove personaggi appena salvati da morte certa si rivolgevano ad Henry come se non l’avessero mai visto in vita loro, queste circostante non hanno rovinato la mia esperienza.

Semplicemente mi sono ricordato di essere in un videogioco e che non tutto può essere previsto nei minimi dettagli. Il fatto di aver “spezzato” l’illusione di essere davvero lì, in gioco, nei panni di Henry, mi ha dato moltissimo da pensare. Fino a quel momento mi sono perso in Kingdom Come: Deliverance II come non riuscivo a fare dai tempi di Morrowind e Oblivion, ormai quasi o più di vent’anni fa.

Arricchire la Conoscenza

Il più grande pregio di Kingdom Come: Deliverance II è quello di dimostrare che si possa fare un videogioco storicamente accurato, senza dover necessariamente scadere nel fantasy che abbia più o meno magia.

La più grande magia che fa l’ultimo titolo di Warhorse Studios, è quella di farci interpretare, vivere in prima persona, un autentico “romanzo storico da videogiocare”. Ed il fatto che stia dichiaratamente storico, avvicina l’esperienza promessa da Kingdom Come: Deliverance II a quella di un vero apprendimento mediante intrattenimento.

Aprire il codex e leggere autentiche nozioni di storia medievale, conoscere l’intrigante storia politica e bellica della Casata di Lussemburgo, approfondire e poi vedere riprodotti gli usi e i costumi mitteleuropei del 1400 è un’esperienza più unica che rara.

Kingdom Come: Deliverance II è uno dei migliori concepiti, realizzati, ispirati e originali videogiochi di ruolo della sua generazione. E certamente uno dei migliori del suo anno di pubblicazione.

Guarda qui il mio Gameplay!

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