Grand Theft Auto V
Il 17 settembre 2013, per molti di noi appassionati di videogiochi, resterà una data epocale. E’ la data di pubblicazione di Grand Theft Auto V, conosciuto ai più come GTA V oppure GTA 5. Stiamo parlando dell’action-adventure in terza persona, free roaming e ad alto tasso malavitoso più costoso di sempre, il più venduto di sempre, il più elogiato di tutti i tempi.
A dispetto del numero 5, romano, che troneggia in copertina, è il quindicesimo titolo della serie, il secondo (dopo GTA IV) ad appartenere alla settima generazione dei videogiochi, quella delle console Wii, PlayStation 3 e Xbox 360 – le due ultime sono le console per le quali è stato pubblicato questo gioco, sviluppato da Rockstar Games.
A poco più di un mese dall’uscita, ben lontani dai facili entusiasmi indotti da hype/attesa, lontani da mistificazioni o bocciature “di principio”, cerco di fare il punto della situazione nel (vano?) tentativo di analizzare GTA V a mente fredda e senza esagerazioni.
Non avendo voglia di rovinarvi nulla della storia offerta, mi limiterò a riportarvi l’essenziale. Franklin, Michael e Trevor sono i tre protagonisti che ci troviamo a controllare in GTA V. Michael e Trevor appartengono ad una “vecchia generazione” di malavitosi, hanno un passato in comune e condividono una drammatica esperienza (quella del prologo). Franklin, rispetto a loro, è molto più giovane ed è il classico ragazzo dei sobborghi che vuole diventare più che un semplice ladruncolo di macchine che tira a campare e fuma spinelli.
La storia che li riguarda ci permette di controllare, alternativamente, uno dei tre, raggiungibili comodamente tramite i tasti direzionali del gamepad. Quel che mi ha impressionato è che pur non essendo personaggi di spessore, carismatici, di quelli che ti sogni la notte, sono tutti e tre discretamente caratterizzati.
Ognuno ha il suo modo di intercalare, parlare, camminare, affrontare le situazioni e il bel lavoro per renderli “unici” emerge quando i tre moschettieri di Los Santos devono far valere il loro talento: Franklin, da navigato ladro di macchine, ha un’abilità di guida superiore a quella degli altri due. Michael se la cava decisamente meglio nell’uso delle armi da fuoco. Trevor, dal canto suo, è una vera forza della natura che mena come un fabbro e quasi non sente dolore quando le prende. Queste “doti” vengono valorizzate ulteriormente dalla possibilità di attivarle durante il gioco, previa barra energetica ad esse dedicata (quella gialla). E così, a comando, vedremo attivarsi un bullet time che ha funzione diversa in dipendenza dal personaggio che stiamo utilizzando: Franklin eseguire manovre ai confini della realtà, qualunque sia la macchina in suo possesso. Michael attiva il bullet time che ricorda quello di Max Payne per impallinare in tutta tranquillità, Trevor invece attiva una sorta di “furia berserk” che lo rende pressoché imbattibile.
Insomma: rispetto alla concorrenza o anche rispetto al Niko Bellic di GTA IV, los tres caballeros di questo Grand Theft Auto portano in dote – prima di ogni cosa – varietà e aria fresca alle meccaniche della serie. In secondo luogo ogni sforzo degli sviluppatori di tenere equamente impegnati i protagonisti con missioni ed incarichi ha portato a “triplicare” i contenuti, arrivando a rasentare la settantina di missioni principali, senza contare quelle di secondo piano. A tanta quantità non risponde altrettanta qualità, perché alcune missioni sono decisamente poco ispirate, altre banali, alcune riescono a strappare qualche sorriso e decisamente poche sono quelle autenticamente memorabili.
Il luogo in cui agiscono i tre protagonisti delle vicende narrate in GTA V si chiama Los Santos, città che è stata ricalcata sul modello di Los Angeles e comprendente un territorio superiore a quello dei videogiochi di San Andreas, GTA IV e Red Dead Redemption messi insieme. Una mappa gargantuesca caratterizzata da una zona pesantemente urbanizzata ed una più agreste. Los Santos è il classico “personaggio non giocante”, la città-stato talmente ricca di dettagli, orpelli e sfaccettature che la fanno ascendere a ruolo di autentico protagonista, pur non avendo volto, bocca o mani come Trevor, Michael e Franklin.
Una parte della zona urbana è caratterizzata dalle zone degradate, dalla già citata downtown, cioè i sobborghi a base di casette, catapecchie e ville tipiche delle persone meno abbienti. Altra parte, invece, è quella dei benestanti, condita da campo da golf e giardini tenuti alla perfezione. La qualità delle vetture che girano in questa zona è nettamente migliore di quella che si può notare dalle parti dei sobborghi. Il centro città è caratterizzato dal nucleo lavorativo-economico, tipico di ogni città americana: ecco quindi svettare grattacieli, uffici, banche e quant’altro concorra a caratterizzare la vita economica e sociale di Los Santos. Fuori dalla città si cambia registro, si può andare in montagna, a visitare fattorie, scogliere, spiaggia. Si può anche andare a largo dalle coste oppure cimentarsi in sessioni di turismo subacqueo.
Ho citato il campo da golf, utilizzabile, come lo è quello di tennis, per fare un altro esempio. Ma per fare attività fisica non occorre visitare una zona particolare come “i campi”. Chi vuole può anche cimentarsi in classico jogging, da fare sul lungomare oppure dove più pare e piace. Ce n’è davvero per tutti i gusti ed abbastanza per poter affermare che mai, prima d’ora, una città, una regione, è stata realizzata tanto bene da sembrare autenticamente viva, pulsante, indipendente dalle azioni di noi giocatori. Los Santos è una “piccola America”, condita da persone per bene, persone cattive, pazzoidi, schizzati, macchiette, corruzione, lussuria, droga e riciclaggio.
In tutto ciò non mancano i pirati della strada e – soprattutto – le corse clandestine di vetture modificate illegalmente, alle quali potremmo partecipare, volendo.
Una grandissima novità presente in GTA V è la presenza dello smartphone, il telefonino “tuttofare” che ormai dilaga a tutti i livelli sociali, economici e culturali. Immancabile, dunque, un surrogato che richiamasse i vari iPhone e Galaxy nel presente alternativo di Grand Theft Auto.
Oltre a poter scattare istantanee in quasi ogni momento della partita, l’utilizzo di questo telefonini di ultima generazione unisce l’utile al dilettevole: da questo è possibile giocare in borsa parte dei risparmi faticosamente guadagnati da rapine ed altri incarichi, acquistare armi e veicoli dai negozi online, sbirciare nella vita degli altri personaggi di Los Santos grazie a Life Invader e Bleeter (le parodie a Facebook e Twitter). Non poteva certo mancare la possibilità di leggere e-mail o contattare telefonicamente i personaggi di cui abbiamo un recapito telefonico.
Tirando le somme, lo smartphone promette di assorbire molto tempo al giocatore di turno, ma suggerisce anche una mole impressionante di possibilità non espresse e non sfruttate dal gioco. Ci vengono mostrati siti con cui non possiamo interagire del tutto, per esempio, e molti degli utilizzi più ovvi che vengono in mente non sono stati resi possibili.
Grand Theft Auto è famoso, oltre che per ambientazioni enormi, per la possibilità di guidare tanti veicoli e vivere “il malavitoso”, anche per le fasi da sparatutto che caratterizzano la vita di un gangster videoludico. Facendo tesoro dalle esperienze maturate con GTA IV prima e Red Dead Redemption dopo, passando per Max Payne 3, ecco a nostra disposizione un solido gameplay avvalorato dalla possibilità di modificare e/o migliorare le armi in nostro possesso.
Il sistema di puntamento automatico dispiace a tantissimi, ad altri sta indifferente, a me personalmente non dispiace, anche se – lo ammetto – rende il gioco estremamente facile e poco impegnativo. In modalità online, inoltre, questo diventa un’autentica piaga, poiché chiunque lo voglia può puntare verso di noi e freddarci in un nanosecondo grazie alla “potenza” della mira assistita.
Mi ha impressionato positivamente anche il comportamento di ogni singola arma, mentre la famigerata “ricarica dell’energia vitale”, onnipresente e decisamente poco realistica mi ha lasciato l’amaro in bocca. Se da un lato la povertà di realismo applicata alle fasi di “shooter” del gioco non mi ha entusiasmato, ho abbastanza gradito il modello di guida offerto da GTA V, decisamente più arcade e spensierato di quello del predecessore: GTA IV, infatti, mi spingeva a stare attento praticamente ad ogni curva che facevo. Qui, invece, il discorso è diverso e mi ha divertito di più che in passato.
Altra fonte di profonda impressione è venuta dalle possibilità offerte nella personalizzazione degli autoveicoli: non siamo a livelli di Need of Speed: Most Wanted, ma di certo gli sviluppatori hanno voluto accontentare molti palati esigenti in termini di “car tuning” e penso ci siano riusciti.
La componente online di Grand Theft Auto V, analogamente a quella di tantissimi altri giochi molto attesi sul versante multigiocatore, agli inizi ha dato parecchi problemi anche solo per entrare a partecipare ad una partita.
Anche qui, come in quasi tutti gli aspetti di gioco, l’impressione è grande e sono rimasto a bocca aperta nel constatare che bisogna creare un personaggio e dotarlo di un aspetto personalizzato, analogamente a quanto accade nei giochi di ruolo più raffinati. Sceglierne addirittura i due genitori per delinearne i tratti somatici più evidenti è – secondo me – un piccolo colpo di genio. Aderente alla tradizione dei giochi di ruolo, ma totalmente strano a vedersi è la barra di certe abilità (guida, utilizzo armi, resistenza e diverse altre) che andranno “allenate” nel corso del gioco per rendere sempre più efficiente il proprio alter-ego virtuale.
Questo miglioramento delle abilità del personaggio è presente anche nella modalità di gioco singolo, quella che riguarda Franklin, Trevor e Michael, per intenderci, ma online è decisamente più determinante e determinata. In solitaria è quasi un inutile orpello e se non fosse per le abilità speciali attivabili, non avrei mai saputo discernere quali fossero i talenti dei tre protagonisti.
L’esperienza online offerta da GTA V non è ancora esente da problemi, soprattutto legati a server affollati o cattiva gestione del traffico di dati in generale. Molti hanno perduto il proprio alter-ego, per problemi di ordine tecnico in seno a Rockstar e si sono trovati “orfani” del proprio pupillo. Altri non riescono a godersi una partita in pace per intero. Moltissimi ancora, invece, hanno già formato le famose “crew”, cioè le squadre tra amici, instaurato delle bande e divertiti a portare a termine rapine ed incarichi di ogni genere.
Problemi tecnici a parte,il GTA Online promette di diventare un’esperienza che ruba ore ed ore di vita sociale all’appassionato di turno, e nonostante sia inquietante a dirsi così, non può che essere una nota di merito agli sforzi degli sviluppatori.
Grand Theft Auto V è un videogioco di livello colossale. Sono colossali tanto il mondo di gioco quanto la mole di contenuti e possibilità offerte al giocatore (cose da fare, vetture a disposizione, modi di personalizzare i personaggi, modalità online etc.). Ma a tanti, vertiginosi, numeri fa da contraltare altrettanta roba che è difficile da non considerare, a meno che non si voglia.
E’ estremamente evidente che ci si trova di fronte ad un gioco dalle ambizioni estreme, che deve scendere a più di un compromesso con l’hardware sul quale va riprodotto. Sto parlando macchine datate almeno 2006, ormai limitate e limitanti, sulle quali è veramente difficile fare i conti.
Fra texture a bassa risoluzione, imbarazzanti cali di fluidità, e tutti quei trucchetti che aiutano l’hardware a non friggere per sovraccarico di lavoro (effetti pop-up e sparizione strategica di cadaveri, tra gli esempi), posso solo ammettere che PlayStation 3 e Xbox 360 stanno a GTA V come un paio di scarpe di taglia 36 potrebbero stare ad un energumeno alto due metri e pesante centotrenta chili.
Anche se fa realmente impressione giocare o anche solo vedere in azione qualcosa come GTA V in macchine ormai giunte in età pensionabile, al di là degli aspetti tecnici, sono stato deluso anche dalla scelta (temo consapevole) di tenere certi contenuti appena abbozzati, allo stato grezzo, come alcune delle possibilità appena suggerite dallo smartphone, o le centinaia quando non migliaia di case, negozi, banche, fast-food e tanto altro ancora, esente da interazione più o meno diretta.
Inoltre, inevitabilmente, roba implementata di base è tanta, verrà sfruttata in pieno da pochissimi, altri si limiteranno a gustarsi parte del tutto, altri ancora ignoreranno il 90% delle novità introdotte per giocare alla vecchia maniera. E’ come se ci fosse un piccolo mondo, in GTA V, quello che riguarda le possibili implementazioni o implicazioni di elementi di gameplay, palesi come il già citato smartphone.
E’ come se Rockstar si fosse accorta in ritardo di aver messo dentro il pentolone tanta/troppa roba ed infine abbia saggiamente deciso di non calcare troppo sull’acceleratore dei contenuti, sicuramente frenata dalle capacità offerte dalle “carrette” di Sony e Microsoft, che più di così, davvero, non possono fare.