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Ryse: Son of Rome

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C’era una volta Crytek. Forse c’è ancora ma, a giudicare da quello che ha sfornato negli ultimi anni, qualcosa sembra essere cambiato nelle menti di quei virtuosi sviluppatori tedeschi. Gli stessi che tanta avanguardia visiva portavano in dote, senza dimenticare buone dosi di libertà concessa ai giocatori. Basti ricordare piccole perle dal nome di Far Cry (prima) e Crysis (dopo), autentici “Grand Theft Auto in prima persona”, grande impatto scenico ed elementi di gameplay molto soddisfacenti, libertà di approccio rara ed apprezzabile.

Con l’avvento delle console di settima generazione (PlayStation 3 e Xbox 360), il successo di Call of Duty nel novero degli sparatutto, i limiti hardware e le esigenze di marketing, quanto di buono tracciato fino a Crysis venne messo da parte a favore di prodotti notevolmente lineari, limitanti e limitati. L’unico aspetto ad impressionare i meno smaliziati è sempre quello, la grafica, e Ryse: Son of Rome – l’ultimo sforzo dello studio di Coburgo – non fa eccezione al trend di Crytek.

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Ryse: Son of Rome è un titolo d’azione e avventura in terza persona in cui controlliamo Marius Titus, un legionario che a suon di imprese memorabili diventa un leggendario centurione che incarna perfettamente lo spirito di Roma. Il sistema di controllo affida al giocatore il compito di muovere Marius sul sentiero tracciato dagli sviluppatori e di farsi largo tra nemici più o meno agguerriti e coriacei, in un susseguirsi di schermaglie e battaglie che dividono ogni inizio ed ogni fine di livello di gioco. Marius può menare fendenti più o meno potenti, colpi di scudo più o meno violenti, schivare e – dopo aver danneggiato molto l’avversario di turno – eseguire un’esecuzione tramite quick time event. Le esecuzioni non sono semplici pretesti per fare mattanza di avversari (il gioco è molto cruento), ma eseguirle permette di ottenere uno dei seguenti dei bonus: alla rigenerazione vitale, ai punti esperienza, alla Furia, ai danni inflitti.

Per farla breve: Ryse fonda i combattimenti all’arma bianca sull’impianto già visto all’opera di Batman Arkham Asylum e seguiti, snellendolo e rendendolo più veloce e a portata di tutti. Si può giocare spensieratamente oppure dedicando più attenzione al tempismo con cui menare fendenti, perché questo incide sulla valutazione finale delle nostre gesta. La valutazione frutta dei punti esperienza che vanno spesi per sbloccare bonus, potenziamenti e quant’altro. Non certo armi ed armature in aggiunta e questo è l’aspetto che penalizza Ryse sul fronte della varietà e della rigiocabilità. I comandi vocali possono essere usato solo se lo si vuole, per gridare gli ordini da impartire ai legionari che, ogni tanto, affiancano Marius durante le schermaglie. Nulla di grandioso, intendiamoci, ma fa impressione intimare “Scoccare!” oppure “Catapulte fuoco!” e vedere il gioco che risponde alla nostra presenza. 

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Ryse: Son of Rome era un titolo di lancio, esclusivo e quindi giocabile soltanto per Xbox One fino al 10 ottobre 2014, giorno in cui è stato pubblicato anche per l’utenza Pc Windows. E’ profondamente diverso da quello che ci è stato fatto “annusare” ai tempi del primissimo trailer di annuncio: niente visuale in soggettiva, niente controlli esclusivamente votati al sensore Kinect, niente di avveniristico ad eccezione della grafica.

E al diavolo i discorsi sui 900p nativi (che su Pc sono saldamente 1080p), il frame-rate a singhiozzo (mai inferiore ai 24 fotogrammi al secondo su console e decisamente maggiore su computer), il cambio in corsa di certi orpelli visivi come texture e filtri grafici: Ryse convince, e tanto. Sembra quasi di giocare ad un film in computer grafica e il confine tra un filmato digitale e la grafica di gioco si fa paurosamente più sottile e questo, a Crytek, potrebbe fare solo onore. Filmati ed immagini sono più eloquenti di me: tecnicamente siamo di fronte ad un lavoro mostruoso, impressionante e non solo sul piano visivo. Grande attenzione è stata riposta anche sul versante sonoro. Quest’ultimo ha una possente colonna sonora, orecchiabile, facile da ricordare e molto epica in certi frangenti, ma a far da contraltare troviamo effetti sonori non al top e un doppiaggio italiano appena discreto. 

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Oltre alla Campagna in giocatore singolo, della durata di circa sei ore (prendendosela comoda si potrebbe arrivare anche ad 8 ore) Ryse offre una modalità cooperativa a due giocatori denominata “Gladiatore”. Il nostro alter-ego senza nome e senza volto, entra nel Colosseo e deve sopravvivere ad ondate di barbari e non solo. A volte deve demolire delle catapulte, altre difendere una zona, altre ancora liberare dei prigionieri. Anche in Gladiatore, come nella Campagna, le mosse sono praticamente quelle, non mancano le esecuzioni ma ci sono piccole differenze.

In pratica, Marius può decidere quando vuole il bonus che ottiene dall’esecuzione di turno. Il nostro gladiatore, invece, può sceglierne una sola di quelle (esperienza, rigenerazione, furia, danni) con tutte le conseguenze del caso. La modalità Gladiatore è giocabile in solitaria oppure in coop online (niente locale sullo stesso schermo e niente schermo diviso) ma occorre sempre e comunque sottoscrivere un abbonamento Xbox Live Gold per giocarla (anche in singolo, e questa scelta, proprio, non l’ho capita). Ovviamente su computer non è previsto alcun canone in aggiunta a quello che paghiamo per avere internet a casa nostra.

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Ryse: Son of Rome – come titolo di lancio – mi ha lasciato assolutamente soddisfatto, perché non mi sono creato false aspettative e non mi sono mai aspettato più di quanto ho potuto giocare. Lineare ma estremamente curato nei minimi particolari. Su Pc si conferma come impressionante “showcase” di cosa sono capaci i giochi del prossimo futuro sul fronte grafico. Per il resto parliamo di un gioco semplice da giocare e divertente. Le note negative che gli muovo sono: mancanza di interazione “totale” con lo scenario. Mancanza di reale varietà dei nemici, che alla lunga sembrano un po’ tutti uguali tra loro (le differenze ci sono, ma sono realmente infinitesimali e non distinguibili nel vivo dell’azione), inconsistente fase strategica molto fine a se stessa.

Ripetitivo? Non più di tanti altri, non per me almeno: lascia sufficiente libertà al giocatore, che non deve per forza fare esecuzioni ogni due passi, non deve per forza non farle. Non è vero che i nemici aspettano il turno per attaccare tipo Assassin’s Creed e a difficoltà alta (quarta o quinta su cinque) le cose si fanno molto ardue per i casual gamers. Un gioco onestissimo, senza infamia né lode. Anzi, qualche lode può essere mossa per lo spettacolare impianto tecnico ordito da Crytek (specialista in tal senso). Il gameplay ricorda Batman Arkham Asylum misto a qualcosa di già visto su Heavenly Sword: non da bocciare, a mio avviso, ma considerare “vecchio”. Dalla next-gen ci si aspetta (ovviamente) di più. La versione console è recuperare più in là a prezzo ultra-budget, diventa un’acquisto obbligato per chi non gioca assolutamente nient’altro. Su Pc è uno di quei giochi che sfrutta per bene ogni frammento di scheda video, specialmente attivando tutti i filtri ordini ta Crytek.

 

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