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Nier: Automata

Nier: Automata è, di base, un gioco di ruolo d’azione con visuale in terza persona, che somiglia per certi versi a Bayonetta, altro grande classico griffato Platinum Games. Oltre alle fondamenta da gioco di ruolo d’azione, senza soluzione di continuità, può mutare in sparatutto a due dimensioni, dual stick shooter (come Halo: Spartan Assault o Helldivers, per intenderci) passando per uno sparatutto come Metal Slug e un Metroidvania (un po’ Metroid, un po’ Castlevania).

Tecnicamente punta tutto sulla fluidità, per questo scende a non pochi compromessi grafici per cercare di offrire sempre prestazioni superiori. Purtroppo non riesce sempre ed ovunque nel suo scopo, mostrando il fianco ad una realizzazione tecnica buona ma non eccelsa. Sebbene sia scarno, graficamente, qui e lì ma soprattutto nelle fasi in cui vuole somigliare ad un Grand Theft Auto V o un The Witcher 3, le animazioni sono ottimamente realizzate e la colonna sonora è decisamente di un livello difficilmente pareggiabile dalle altre produzioni. Buona anche l’interpretazione dei doppiatori, convincenti ed enfatici quanto basta.

Joypad alla mano, Nier potrebbe suscitare due reazioni opposte, che dipendono dal tipo di giocatore che lo affronta. La prima reazione è quella di orgasmo videoludico misto a confusione. Confusione dettata più dal non focalizzarsi su un solo genere ma su tanti. Oltre al fatto che, narrativamente, non è sbagliato etichettare Nier: Automata come un gran casino, almeno finché non si completi più e più volte per riportare tutti i pezzi della trama al loro posto, così che tutto torni a combaciare e si possa definire l’autore, Yoko Taro, un misto di genio e pazzia. D’altra parte, l’altra reazione è quella di rifiuto verso un gioco così fuorviante, quasi senza check-point iniziali.

In definitiva, Nier: Automata è uno di quei giochi che non somigliano a qualcosa di preciso, talmente ben fatto e dotato di una personalità così forte da passare per un “must” per tutti coloro che lamentano scarsa originalità in questo quarto lustro del ventunesimo secolo. Il comparto tecnico non certo all’avanguardia e la confusione (voluta) nella trama narrativa da dover rifinire almeno 4 volte per essere compresa potrebbe tenere lontani gli appassionati che cercano qualcosa di più lineare e meno ridondante.

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