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Achievements e Trofei hanno rovinato videogiochi e videogiocatori

Sembrava una domenica come un’altra. Stavo controllando notifiche ed aggiornamenti dai vari social network dove bazzico e mi imbatto in questo tweet di Xbox Game Pass for PC che esalta la bellezza di un gioco che ti invito almeno provare, che si chiama Gris. Il tweet è molto carino, d’effetto e di sicuro impatto, e recita più o meno così “l’unica cosa più bella di guardare un’immagine di Gris, in realtà, è giocare a Gris”. Niente di più vero, a mio modesto modo di vedere le cose, ma quello che mi ha spinto a scrivere questa lamentela sul mio blog sono stati i commenti degli utenti, che mi fanno interrogare sulla strada che prenderanno i videogiochi se l’unica cosa che riescono a fare, certe persone, di fronte ad un gioco come Gris, sia lamentarsi. Lamentarsi di cosa, poi?

Prima di ogni cosa ti riporto il tweet di Xbox Game Pass for PC:

E solo in seconda battuta ti riporto solo tre di decine di risposte tutte uguali o simili.

“Sembra stupefacente. Ma niente supporto ai trofei”. “Questo gioco manca di trofei”. “La mancanza di trofei dovrebbe essere un’offesa incriminabile”. Un altro ha scritto “Lo rigiocherei ancora, ma solo se implementaste i trofei”.

Quello che più mi ha disturbato è “l’offesa incriminabile”. Senza considerare l’assoluto veto che, un sedicente appassionato, si impone perché se un videogioco non ha trofei/achievements non è giocabile. Veramente questi stramaledettissimi trofei valgono più dell’esperienza offerta da un videogioco? A tal punto il celodurismo di certi “Alpha Man” dei miei co*****i si impone?

Quando i trofei/achievements non esistevano, come mandavi avanti la tua esistenza da videogiocatore? Non rispondermi, è solo una domanda retorica. I trofei e gli achievements esistono, per noi comuni videogiocatori, dal 2005 e sono stati implementati (non certo inventati) da Microsoft per la sua Xbox 360. Seguì Steam ad introdurli nel 2007 e solo nel 2008 è arrivata anche Sony. Da quei giorni ho visto la platea, sostanzialmente, spaccarsi in due.

Da un lato troviamo la fazione del “Ca**omene”, una legione di appassionati che, ora come trent’anni fa, giocano ai videogiochi per tutti i motivi di questa passione tranne uno: la gratificazione del fot***o trofeo o achievement che gonfia il punteggio del nostro profilo utente. Sull’altro fronte si è formata una legione di (come li chiamo io) “Celoduristi” che devono gonfiare il proprio punteggio come se questo gonfiasse i corpi cavernosi del proprio pene, andando a dimostrare all’intera community un’equazione tutta loro secondo la quale ad un alto punteggio corrisponde una più grande dimensione del proprio pene.

Dal mio ridotto punto di vista posso solo affermare che vedo questo atteggiamento solo negli appassionati di sesso maschile e questo aumenta, in me, la convinzione che sia una pratica tutta maschile e atavica di dover dimostrare la propria superiorità in base alla grandezza del proprio strumento riproduttivo.

Arrivato a questo punto, devo precisarti che queste sono mie considerazioni personali, assolutamente soggettive e, dunque, opinabili. Non ho la pretesa di avere ragione, tuttavia penso di poter dire la mia senza urtare la sensibilità di qualcuno, dal momento che sto scrivendo in uno spazio infinitesimale di quella galassia che chiamiamo Internet.

Implementata questa precisazione, torno al discorso principale e aggiungo: mi sono confrontato più di una volta con i cacciatori di trofei della mia città e le risposte che ho ottenuto sono varie e disparate. Su una cosa concordano: è anche un modo per eviscerare e giocare fino in fondo un videogioco. E i videogiochi costano tanto e durano poco, ergo la caccia dei trofei ne aumenta la rigiocabilità.

Secondo il mio modesto avviso la presenza di trofei innesca, nella mente di certi giocatori, due reazioni: la prima reazione è quella di aumentare il proprio prestigio agli occhi del mondo, ma anche quello personale non è da sottovalutare perché mi porta alla seconda reazione. La seconda reazione è quella dell’autogratificazione, un potente strumento che infonde motivazione ed anche dosi di felicità.

Insomma, fino a qui io sono solito dire “contenti loro e contenti tutti”. Ma poi finisco su Twitter e leggo certi sedicenti appassionati che ne sparano grosse, ma così grosse che mi fanno partire l’embolo. E invece di scatenare una guerra di lanciafiamme, flaming e trolling sui social, corro qui a dire la mia.

E la mia è: vivi la tua passione (smodata oppure no) per i trofei/achievements e lascia vivere in pace (il mondo dei videogiochi, nello specifico). Perché non ruota tutto intorno a te e non hai il diritto di pretendere che un videogioco abbia un aspetto o una caratteristica, quando questa non è stata contemplata dai suoi creatori.

Secondo me non è il gioco che difetta dei trofei, ad essere ingiocabile o imperdonabile, ma sei tu che stai sbagliando hobby e stai bruciando energie e tempo che potresti impiegare in maniera più importante e appagante. Non mi riferisco a lavorare, sgobbare e a faticare. Mi riferisco al raggiungere traguardi e obbiettivi molto concreti, oltre che gratificanti, fosse anche solo una collezione di medaglie d’oro alle olimpiadi (siano queste quelle originali o quelle dei videogiochi o di giochi da tavolo o altro ancora, non mi importa).

Altra affermazione dei Celoduristi, che mi manda al manicomio, è “se hai tanti Platini” (i trofei di platino della PlayStation, che indicano la conquista di tutti i trofei presenti in un gioco) “significa che sei un vero appassionato. Se non ne hai significa che, alla fine, i videogiochi non ti piacciono così tanto e sei un videogiocatore della domenica. Perché il platino si raggiunge spendendo anche centinaia di ore di gioco”.

In pratica mi stanno dicendo che la passione è direttamente proporzionale al tempo che si impiega a reiterare, come una macchina senza cervello, le stesse azioni per un monte di ore estremamente soggettivo su un solo titolo. Mentre tanti altri videogiochi stanno lì ad aspettare, magari.

Spesso leggo, sui social, di disperati che cercano compagni di multiplayer di videogiochi pubblicati del 2013 o ancora prima, che potrebbero avere i server spenti da tempo. Notizia che li manda su tutte le furie perché non possono raggiungere il sospirato platino/millesimo punto in quel gioco della malora che gli ha rubato così tanto tempo. Trofeo che si guadagna “barando”, in certi videogiochi, andando a cercare il salvataggio dei progressi di persone terze.

Altri ancora cercano di organizzare partite multiplayer assolutamente fittizie, orchestrate, pilotate, in cui dieci giocatori si mettono tutti vicini e uno solo lancia una granata per eliminarli tutti in contemporanea, per ottenere quel trofeo che recita “uccidi dieci nemici contemporaneamente in una partita multiplayer”. Trofeo che, in condizioni di gioco ordinarie, ha un tasso di probabilità di successo estremamente basso. Non è barare, questo?

Mi sembra quasi come uno che finisce un libro che gli è piaciuto tanto e, invece di correre a leggerne il seguito, oppure leggere altro dello stesso genere, sta due o tre mesi a rileggere lo stesso libro fino a saperlo a memoria, fino ad averlo a nausea, solo per ottenere un “trofeo”.

Che senso ha tutto questo? Non voglio saperlo.

Tutto questo “divertimento” per guadagnare un trofeo (il platino o il millesimo punto) che gratifica solo chi ce l’ha. Che si andrà poi a vantare non so con chi, perché, dove e per quanto tempo. Questo discorso mi fa acqua da tutte le parti e non condivido una sola parola dei Celoduristi.

Vivi la tua passione come meglio credi, goditela e passa tutto il tempo che vuoi a divertirti come vuoi. Ma risparmia al mondo le tue pretese e, soprattutto, non giudicare gli altri solo perché non colgono l’ebrezza di avere conquistato un trofeo di platino o mille punti.

E se arrivi a pensare che un videogioco bello come Gris non sia giocabile perché non ha gli achievements, torno a sostenere che il problema non ce l’abbia il gioco, ma ce l’hai tu, che non hai trovato un hobby ma una semplice valvola di sfogo per il tuo ego smisurato.

 

2 pensieri riguardo “Achievements e Trofei hanno rovinato videogiochi e videogiocatori Lascia un commento

  1. Sono proprio d’accordo! Non credo sia giusto generalizzare ma ho l’impressione che molti dei gamer che si concentrano sul platinare i giochi siano più interessati ai trofei che al gioco stesso. E così si perde gran parte del significato e del piacere del gioco…

    • Ciao! Grazie per la lettura ed il commento!
      Lungi da me generalizzare. Penso che arrivare a boicottare un gioco splendido e una splendida esperienza, come quella di Gris (ma immagino ce ne siano molti altri), perché non ci sono i trofei/achievement sia grave. Soprattutto per chi si dice “appassionato” o altro ancora!

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