The Dwarves
The Dwarves è un videogioco di ruolo tattico in tempo reale, di stampo fantasy e basato sull’omonimo romanzo dello scrittore teutonico Markus Heitz. Pubblicato nel dicembre 2016, dopo una campagna Kickstarter incoraggiante, il gioco ha raggiunto le piattaforme Linux, iOS, Windows, PlayStation 4 e Xbox One.
The Dwarves (letteralmente: i Nani), narra la storia di Tungdil, un nano trovatello che cresce sotto l’ala protettrice del mago Lot-Ionan. Un giorno, il mago lo invia a recuperare dei preziosi artefatti. Tungdil non lo sospetta ancora, ma quando si lascia alle spalle le porte di casa affronta un viaggio che cambia la sua vita per sempre.
Tecnicamente solido
Non è questa la sede per rivelare altro su quello che è uno dei punti più forti del gioco: la storia. Attingendo a piene mani dal libro di Markus Heitz, il gioco ti accompagna lungo le avventure, le peregrinazioni e gli incarichi di Tungdil. Strada facendo, si affiancheranno a lui dei compagni di viaggio sempre più insoliti, ma sempre preziosi nell’aiutare e consigliare.
Graficamente parlando, The Dwarves mi ha lasciato piacevolmente colpito. Anche a distanza di anni, il gioco si difende bene e non ha nulla da invidiare ai concorrenti. Offre il meglio di sé durante le scene di intermezzo, il cui unico peccato è quello di essere poche e brevi. L’interpretazione affidata ai doppiatori è di alto livello, ma lo stesso non posso dire per la localizzazione in italiano, un po’ trascurata.
Sonoro degno di un film
Mi ha lasciato a bocca aperta la colonna sonora, affidata a Benny Oschmann. L’orchestra sinfonica rievoca le leggendarie sonorità di tutti gli epic movies degli anni ’80 e restituisce tutta l’enfasi dell’epopea fantasy che gli autori hanno voluto consegnare alla storia.
Gli effetti sonori, invece, non mi hanno impressionato particolarmente.
Mouse e tastiera alla mano, invece, The Dwarves mi ha soddisfatto a metà. Il gioco si svolge in tempo reale, ma una comoda pausa tattica da attivare a piacimento mi aiuta a decidere meglio le azioni (soprattutto quelle speciali) da compiere. Le battaglie con le orde di pelleverde sono spettacolari, così come gli effetti speciali delle varie abilità.
Un po’ troppo frenetico
Quello che mi ha costantemente fatto storcere il naso è stata la scelta di rendere le mischie esageratamente dinamiche. Mi spiego meglio: nel tentativo di rendere più dinamica e fluida l’azione, il campo di battaglia non viene diviso in tessere (come in un X-COM, per intenderci). Inoltre i personaggi non restano fermi a difendere la zona intorno a loro (come un qualsiasi videogioco strategico in tempo reale). Tutti sono costantemente in movimento: sia gli alleati che i nemici.
Da un lato, si assiste a scene bellissime e degne di un film. Un esempio su tutti è un nostro personaggio che, a testa bassa, carica in linea retta un ponte pieno di nemici. Il suo impeto provoca una spinta che getta gli avversari negli abissi. Peccato che queste mosse coinvolgano anche i nostri alleati, che più di una volta saranno spinti, storditi, uccisi involontariamente. Se da un lato tutto questo alza l’asticella della difficoltà, del realismo e della sfida, dall’altro – inevitabilmente – i giocatori meno esperti soffriranno molti ricaricamenti, anche a difficoltà minima di gioco.
A suo modo memorabile
Ho giocato The Dwarves tutto d’un fiato, l’ho gradito molto ma devo ammettere che si tratta di un gioco controverso. Da un lato ho assistito ad una caratura tecnica sopra la media, una colonna sonora da Oscar e una narrazione degna di un libro e di un film. Dall’altro mi sono imbattuto in un’eccessiva linearità, che si sposa male con la splendida ambientazione creata dallo scrittore Markus Heitz. Avrei voluto esplorare di più, e meglio, il magico mondo letterario.
Sembra che gli autori abbiano voluto conciliare le esplorazioni di Might & Magic con le battaglie “tipo Diablo”. Il risultato è talmente controverso che il titolo spacca in due una platea non abituata a tanta ibridazione. L’opera di King Art Games si lascia giocare e completare in una decina di ore. E’ memorabile, ben fatta, arriva ai titoli di coda con pochissimi acuti ma una certezza: un videogioco può raccontare un romanzo e The Dwarves ne è la brillante dimostrazione.
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