Bionic Bay è un platform in 2D appartenente al sottogenere dei “cinematic” e “puzzle” platform, che non disdegna di citare illustri predecessori che hanno fatto la storia, tipo Another World di Eric Chahi e Delphine Software. E’ stato sviluppato da Pychoflow Studio e Mureena Oy e pubblicato il 17 aprile 2025 su PC e PlayStation 5 da Kepler Interactive.

Ringrazio il publisher del gioco e Cosmocover PR per la concessione del codice PC e l’opportunità di realizzare questo contenuto divulgativo. Qui mi concentrerò sulla modalità offline e giocatore singolo; ma è presente anche una modalità multigiocatore online che lo fa diventare più un gioco di “corsa” dove battere gli altri sul tempo, un po’ come in SpeedRunners.

Nuova Singolarità

La premessa narrativa di Bionic Bay è un incidente durante un esperimento scientifico, che mi ha fatto immediatamente ripensare all’introduzione di quell’Another World che – insieme a Prince of Persia e Flashback – ha impresso in me l’amore per i videogiochi narrativi e la passione per questo particolare sottogenere.

Non a caso, in questo blog, troverai molti articoli dedicati a platform di questo genere. Tornando a Bionic Bay, da subito colpisce la pixel art curatissima, fusa ad una ricercatezza delle animazioni e della fisica da applicare verosimilmente in ogni contesto.

Lungi da me rovinare il piacere della scoperta della storia, qui basta sapere che qualcosa è andato storto ed il protagonista deve sopravvivere ad un contesto talmente ostile che, di fatto, ogni cosa che lo circorda potrebbe ucciderlo.

Da grandi poteri, grandi tragedie

Bionic Bay è un platform senza troppi fronzoli. Da subito prendiamo il controllo del protagonista e ci accorgiamo che si tratta, a tutti gli effetti, di un essere umano dotato di limiti e fragilità fisiche, isolato in un mondo alieno e ostile.

Dopo poco, troviamo un primo aspetto autenticamente fantascientifico che gli concede più resistenza agli impatti (ma non invulnerabilità) e più agilità: è quel che basta che non morire malissimo ad ogni passo oppure dopo ogni salto.

Se non fosse per il provvidenziale ritrovamento di un dispositivo di teletrasporto, non andremmo comunque molto lontano. Imparare ad usare il dispositivo risulta vitale per evitare premature fini orribili. Con il prosieguo dell’avventura, troviamo anche modi per sovvertire la gravità, rallentare in tempo o saltare più lontano e tutto ciò è solo una parte di esempi con cui Bionic Bay ci metterà alla prova.

L’importante è tenere a mente una cosa: in Bionic Bay si muore spesso, ma non alla maniera degli ormai endemici roguelite/roguelike.

Prova, sbaglia, muori e ritenta

Fin dall’alba dei videogiochi, i platform si sono sempre distinti per un aspetto, soprattutto quelli cinematografici: prova e sbaglia; sbaglia e muori, ritenta. In inglese il tutto è riassunto in “trial and error”.

Questo “sistema” di gioco è del tutto mutuato da un grande classico del 1983, firmato Don Bluth’s Animation e conosciuto come Dragon’s Lair, ha innegabilmente influenzato Karateka e tutti i platform cinematografici a seguire fino ad oggi.

In Bionic Bay, come in tanti illustri predecessori, bisogna gettare il cuore (e la vita del nostro avatar) oltre l’ostacolo, mettersi la paura alle spalle e provare. E morire anche più di una volta nel tentativo di superare la sfida proposta dal livello.

Fortunatamente i checkpoint sono molto generosi, il sistema di controllo è molto preciso e la fisica applicata ad ogni cosa vediamo sullo schermo è molto vicina a quella della realtà: ogni elemento del gameplay è proposto per garantire al giocatore che successo e fallimento siano totalmente dipendenti dalle sue capacità.

L’iniziale frustrazione nel non riuscire, non capire, non sapere superare un ostacolo oppure un puzzle, lasciano lentamente spazio a graduale consapevolezza nei propri mezzi e ad immensa soddisfazione quando ci lasciamo i pericoli e le difficoltà alle spalle.

L’importante è non arrendersi

Bionic Bay è la prova concreta che il mondo dei videogiochi non smetterà mai di divertirmi ed entusiasmarmi. Il titolo di Mureena Oy e Psychoflow Studio mi ha fatto tornare bambino, ai tempi in cui i platform di Delphine Software dominavano il mio tempo libero.

I tempi delle animazioni in rotoscoping mesmerizzanti, della fisica dei corpi applicata ad un videogioco “fantascientifica”, del grado di sfida mai “impossibile” ma sempre in attesa di migliore precisione o pazienza da parte mia.

Ad incorniciare il tutto c’era e c’è un’ambientazione affascinante, retrofuturistica, biomeccanica, aliena ed ostile; una cura per i dettagli che – personalmente – trovo eccezionale; infine la semplicità e l’immediatezza, pochi elementi di gameplay e il fatto di doverli padroneggiare a dovere.

Bionic Bay è un manifesto ad un modo di concepire e fare videogiochi, che mi ricorda quanto bella, affascinante ed entusiasmante possa essere questa forma d’arte.

Pur appartenendo ad un genere lontano dai riflettori, dalle chiacchiere e dal “tam tam” mediatico in mano ad appassionati fossilizzati su pochi e reiterati generi, Bionic Bay lascia un profondo segno nel suo genere.

Ad oggi mi risulta uno dei platform migliori del suo sottogenere e, quindi, consigliatissimo ad occhi chiusi agli appassionati.

Guarda qui il mio Gameplay!

Una replica a “Bionic Bay: la Nuova Frontiera dei Puzzle Platform”

  1. Hai citato Don Bluth…
    Come si fa a non amarti?

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