Historical Introductions – Heart of Darkness
Sei anni di sviluppo, tante promesse, altrettante speranze. Un team delle meraviglie capitanato dal celebre Eric Chahi (la mente che si cela dietro Another World e From Dust) e un prodotto finale che ha lasciato l’amaro in bocca soprattutto per i lunghi tempi di gestazione. Un fuoco di paglia, come si suole dire, ma un fuoco di quelli che non si dimenticano mai. Stiamo parlando di Hearth of Darkness, platform griffato Interplay e realizzato da una squadra di talentuosi sviluppatori francesi.
Le basi per un capolavoro indiscusso e una pietra miliare c’erano tutte ma per qualche strana ragione, Heart of Darkness, non è mai stato pubblicato quando avrebbero dovuto farlo. Il risultato finale è stato indubbiamente di altissimo livello, ma la sensazione di fondo era di giocare ad un gioco venuto dal passato. Un gioco “vecchio” di almeno tre anni.
L’introduzione è affidata a un bel filmato in computer grafica che, ai tempi, sbalordì per regia e bellezza intrinseca. Sembrava di assistere ad un film di Pixar o Dreamworks, con la differenza che dopo l’epica introduzione spettava al giocatore mettere mano al pad/alla tastiera, e accompagnare Andy (questo il nome del protagonista) al salvataggio di Whiskey (il cagnolino che viene rapito dalle ombre all’inizio del gioco).
I rimandi a giochi quali il già citato Another World, Flashback e i più classici platform concepiti su home computer si sprecano. In più possiamo godere di una direzione artistica ineccepibile, animazioni d’alta scuola e un divertimento eccezionale. Peccato che – da buon fuoco di paglia – il gioco arrivi in fretta ai titoli di coda e la grafica sia un po’ troppo pixellosa e vintage per un prodotto che arrivò nei migliori negozi nel 1998.
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