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Vane

Vane è un videogioco di esplorazione e avventura, con elementi puzzle da risolvere per proseguire. E’ sviluppato da un team – Friend & Foe – composto, principalmente, da cinque veterani dello sviluppo dei videogiochi, che hanno lavorato in passato a titoli quali Battlefield 3, Killzone, Bionic Commando e The Last Guardian. Proprio da quest’ultimo, Vane eredita diversi elementi, insieme a quelli di un altro gioco che è stato reso memorabile su PlayStation 3 (e poi su PS4 e Pc): Journey.

Vane è un gioco lento, esplorativo e meditativo. Chiunque abbia provato e odiato giochi quali Journey, Ico, The Last Guardian, Shadow of the Colossus, Rime e tutti quelli che seguono la scia tracciata dal Fumito Ueda e Team Ico possono smettere di leggere e tornare a giocare a Fortnite, a Battlefield e a PES. Per tutti gli altri, invece, posso aggiungere che fin dall’inizio è chiarissimo l’intento degli sviluppatori: nei panni di un giovanissimo ragazzo, portiamo avanti una “cerca”, una quest tutta da interpretare. Per motivi che non sto qui a specificare, il giovane ragazzo si ritrova mutato in un corvo e abbandonato in un deserto davvero avaro di oasi e punti di ristoro. E’ solo l’inizio, scrivevo poco prima, il preludio ad un’avventura tutta da scoprire, che porta il ragazzo a trovare il modo di riottenere la forma umana per qualche tempo, necessario a compiere azioni che – altrimenti – non potrebbe fare nei panni del nero pennuto.

Gli enigmi mi sono sembrati basilari, ma non banali. Richiedono un discreto colpo d’occhio ed un minimo di esplorazione. Da qui il mio modo di definire Vane, poco più su, cioè lento ed esplorativo, due qualità che portano, inevitabilmente a pensare, riflettere, meditare. Esattamente come mi è accaduto durante quell’unico e intenso pellegrinaggio di Journey, che mi porterò dentro per tutta la vita, probabilmente. Ma accadde anche con Rime, Shadow of the Colossus e con Limbo, per citarne altri.

Tecnicamente parlando, Vane è un lavoro di tutto rispetto, niente orpelli e niente magnificenza, ma tanto stile e tanta atmosfera. Quando sono nel deserto avverto caldo e sabbia, quando sosto in un’oasi sembra di stare al fresco e quando mi addentro in misteriose rovine d’altri tempi non vorrei fare rumore per non disturbare quel religioso silenzio. Silenzio che, tuttavia, va interrotto come solo Journey e Ico ci hanno insegnato: con la pressione di un tasto, infatti, si emette un verso (quando si è in forma animale) e un urlo (quando in forma umana). Fare questo porta ad una basilare, primitiva, interazione con quello che ci circonda, sortendo così l’effetto di poter attivare qualcosa. In forma umana, inoltre, possiamo spingere, tirare o aprire quello che possiamo, permettendoci di andare avanti.

In definitiva, Vane è consigliatissimo per tutti coloro che apprezzano il tema del viaggio, i ritmi lenti, il lungo peregrinare e il meditare nel frattempo. Astenersi ricercatori di forti scariche di adrenalina e grafica all’ultimo grido, perché qui non ne troveranno. Vane è uno di quei giochi che vuole raccontare una storia e farci fare un viaggio, anche nella nostra mente. E’ un gioco che non nasconde l’influenza di grandissimi classici del recente passato, li rispetta e cerca di imporre uno stile proprio, che potrebbe far breccia nel cuore di pochi, fortunati e sensibili, videogiocatori.

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