Dungeons & Dragons: Dark Alliance
Dungeons & Dragons: Dark Alliance, l’ultimo videogioco su licenza Dungeons & Dragons, da non confondere con il quasi omonimo di Snowblind Studio, Baldur’s Gate: Dark Alliance, che si giocava su PS2, GameCube e Xbox nel 2001 (e ha pure ricevuto una remaster lo scorso 7 maggio). Quello che commentiamo qui è firmato Tuque Games, al loro secondo lavoro dopo l’onesto Livelock, uno sparatutto con visuale isometrica e – soprattutto – non è ambientato a Baldur’s Gate (una città dei Forgotten Realms).

Tecnicamente è ben realizzato: Unreal Engine di ultima generazione garantisce una buona resa visiva, le animazioni sono buone e le ambientazioni sono splendidamente realizzate. Il design dei livelli incoraggia esplorazione e trasuda avventura. Ottime le musiche di accompagnamento, efficaci gli effetti sonori.
Un paio di macchie che lo allontanano dall’eccellenza

Mostra il fianco ad un paio di incertezze: la telecamera ben saldata alle spalle del personaggio che controlliamo, da un lato, aumenta l’effetto “D&D” dei combattimenti ma dall’altro allontana Dark Alliance dalle eccellenze dei videogiochi d’azione più rinomati (Devil May Cry e Bayonetta su tutti).
L’altro motivo di inciampo e di scandalo è l’intelligenza artificiale, a volte talmente deficitaria da far spezzare l’incantesimo della “sospensione di incredulità”. Tutto il resto di quello che in giro indicano come “criticità” ci sembra davvero opinabilissimo.

Il lavoro di riproposizione degli idoli indiscussi dei romanzi di Dungeons & Dragons, scritti tra il 1988 e il 2012 da R.A. Salvatore ha del prodigioso. E’ evidente che gli sviluppatori abbiano letto i romanzi, almeno quelli primordiali, e da questi siano riusciti ad intessere un riuscitissimo intreccio narrativo che serve al famoso party per lanciarsi in tante avventure.
Proprio perché D&D è un gioco che ruota intorno alla coesione di un gruppo, di un party, se giocato con la compagnia giusta diventa garanzia di decine di ore di divertimento.
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