Split/Second
Gli sviluppatori di Black Rock Studio sono gli stessi che hanno realizzato, tra i tanti, Moto Gp 07 e Pure. Quest’ultimo è stato, a detta di molti, un’autentica prova di talento, da parte degli sviluppatori, entrati a buon diritto nel “gotha” dei giochi di corse arcade. Split/Second – conosciuto anche come Split/Second: Velocity – è l’ultima fatica di questo team di sviluppo.
Approda per Pc, Xbox 360 e Ps3 ma è stato anche adattato alle diverse piattaforme “mobile”. Stiamo parlando di un gioco di corse senza alcuna velleità simulativa, che fa dell’immediatezza e del divertimento le proprie caratteristiche. Già dalla prima, folle, corsa le similitudini con un certo Burnout Paradise (l’ultimo gioco sviluppato da Criterion Games) si sprecano, ma non per questo possiamo additare Split Second come un semplice clone: scopriamo insieme il perché.
Reality show esplosivo
In Split/Second siamo chiamati a partecipare all’omonimo reality televisivo in cui le parole d’ordine sono sorprendere, impressionare, distruggere. Alla base di questi semplici concetti vi è la possibilità, da parte dei piloti, di innescare piccole o grandi reazioni a catena che sprigionano, di conseguenza, pirotecniche esplosioni “hollywoodiane”.
Le suddette esplosioni, però, non sono fine a se stesse: l’onda d’urto di queste, o gli oggetti scagliati al centro della pista (da semplici massi a interi auto-treni) possono, letteralmente, far saltare in aria i concorrenti o farli schiantare sopra qualche ostacolo. Tali detonazioni, nel gioco, vengono definite “power play” e possono essere di due tipi: il primo tipo è quello di minore entità, si limita a far detonare un ordigno al centro della carreggiata o ai lati per fare esplodere o schiantare il mal capitato oppure farlo sbandare.
Il secondo tipo è quello più devastante, e coinvolge interi settori di pista. In alcuni punti del tracciato, inoltre, può essere attivata una reazione a catena che demolisce un’intera porzione di tracciato e ne apre un’altra: i piloti che si trovano nel bel mezzo della demolizione saranno coinvolti in un’esplosione senza pari, perdendo irreparabilmente il vantaggio sugli inseguitori.
La gestione dei power play è affidata ad una barra di energia ricaricabile, simile a quella vista nella serie Burnout. Questa si ricarica grazie a derapate e ad un piccolo assortimento di evoluzioni da poter fare col il nostro bolide. La barra si divide in tre parti: i power play di primo livello ne consumano un terzo; quelli più potenti, invece consumano tutta l’energia.
Bolidi da sogno, level design sopraffino
La maggior parte degli sforzi attuati da Black Rock Studio sono evidenti nella cura con cui sono state create le vetture, nonché nel design delle piste, decisamente molto curato e mai banale. Far combaciare, poi, intricati tracciati, esplosioni spettacolari e a interi momenti di demolizione non è facile.
Possiamo quindi affermare con una certa tranquillità che Split/Second è l’unico gioco a nostra disposizione, che ci permette di radere al suolo le piste, ed eliminare i concorrenti in maniera poco ortodossa. Tornando all’analisi delle automobili: queste si dividono in veloci, resistenti e “muscle”.
Queste ultime prediligono la trazione posteriore e la possibilità di derapare ad ogni curva, il tutto a svantaggio della velocità di punta. Le auto veloci sono anche le più fragili mentre totalmente all’opposto troviamo quelle più resistenti: sono pesanti, discretamente veloci ma difficili da mandare in derapata, ne consegue una più lenta attivazione dei power play.
La gestione della fisica, in Split/Second seppur basilare, si fa sentire bene: la distinzione tra le macchine più veloci e quelle più pesanti si fa sentire molto. Anche l’effetto delle onde d’urto provocate dalle esplosioni vicine è veramente ben fatto. Gli unici appunti che possiamo sollevare sono: una totale assenza di danni alla carrozzeria delle auto (a meno che queste non vengano fatte esplodere o schiantare), e un modello di guida poco stimolante: a tratti sembra di giocare ad Outrun 2.
Cosa ci offre lo show?
La modalità in giocatore singolo ci offre la possibilità di fare delle gare veloci. Il meglio, però, va sbloccato con la modalità “Stagione” che ci immerge nel vivo del reality show “Split/Second”. Collezionando vittorie e punti si sbloccano nuovi bolidi da sogno, nuovi tracciati e, soprattutto, nuove modalità di gioco.
Oltre alle classica gara in cui bisogna arrivare prima degli altri troviamo: “Eliminazione”, una modalità di gioco presa di peso da Burnout, in cui si corre come in una gara, ma allo scadere di un timer, il giocatore in ultima posizione viene immediatamente eliminato.
La gara continua finché non rimane solo un concorrente. In “Assalto aereo” bisogna sfidare un elicottero da guerra che ci scaglierà contro grappoli di missili sempre più precisi e numerosi. Il nostro compito è quello di eludere gli attacchi per accumulare punteggio.
Nella modalità “Sopravvivenza”, invece, dobbiamo vedercela con dei tir, che lasceranno cadere dei barilotti esplosivi in mezzo alla pista. Questi possono provocare un semplice rallentamento oppure un’esplosione immediata.
Per fare punteggio qui, bisogna superare il maggior numero di tir senza esplodere troppo spesso. Infine c’è la modalità “Detonazione”, a nostro avviso la più spettacolare: una corsa contro il tempo, in solitaria, durante la quale vengono attivati tutti i power play più micidiali per impedirci di tagliare il traguardo.
La modalità multi-giocatore si distingue per la presenza dello schermo diviso, che può essere verticale o orizzontale. Vi è anche l’immancabile modalità online dove sfidare i giocatori di tutto il mondo ad una delle modalità descritte sopra: si segnala la pressoché totale assenza di lag durante le partite, anche le più affollate.
L’allievo è troppo lento
Le scelte di design, nonché la brillante idea di ispirarsi a Burnout e proporre qualcosa di inedito non bastano, a Split/Second, per fare il celebre passaggio da “valida alternativa” a “autentico capolavoro di stile”.
Forse per la sua natura dichiaratamente multi-piattaforma, si assiste ad un infelice compromesso in termini di fluidità di gioco. In altre parole: per gestire tutto quello che si vede sullo schermo (ed è un bel po’ di roba) e garantire assenza di “scattosità”, gli sviluppatori hanno deciso di fissare a 30 frame per secondo la velocità delle immagini. Tutto questo si traduce nell’esclamazione spontanea e immediata “bello ma lento”.
Le folli corse e la sensazione di velocità di Burnout sono molto lontane. La velocità di gioco, comunque, non è il difetto più grande di questo pur validissimo titolo di corse.
Ad onor del vero bisogna evidenziare come, in alcune piste, e in certe modalità di gioco, il motore grafico faccia “cilecca” con effetti veramente disturbanti all’esperienza di gioco: correre letteralmente sul vuoto perché spariscono le texture, oppure schiantarsi a bordo pista perché là dove dovevano apparire delle transenne non c’è nulla è veramente molto triste.
Talvolta le auto compenetrano la pista provocando un involontario e comico effetto clipping. Una nota di merito, infine, va dedicata all’intelligenza artificiale, forse una delle più convincenti mai sviluppate negli ultimi anni.
credo sia un bel gioco.