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L’insostenibile bellezza di essere God of War

God of War è un gioco bello, anzi, bellissimo. E per tanti sarà un gioco eccezionale, strepitoso, inarrivabile, leggendario, capolavoro et cetera.

A me, la serie God of War, piace. E’ sempre piaciuta. Ho giocato con estremo gusto e tanto coinvolgimento la trilogia originale (quelli originariamente usciti per PlayStation 2 e il terzo, tutti su PlayStation 3). Ho anche giocato Ascension, Chain of Olympus e Ghost of Sparta, tuttavia senza mai portarli a termine. Il motivo? Altre priorità nella vita e, nel frattempo, i miei gusti andavano cambiando: preferivo investire il mio tempo libero su titoli di genere diverso.

Il 20 aprile 2018, l’ultimo capitolo del Dio della Guerra, raggiunge migliaia – anzi no – milioni di PlayStation 4 di videogiocatori già da tempo esaltati, che non vedono l’ora di prendere le parti di Kratos, eterno protagonista, e di sapere come va a finire la sua avventura al fianco di quel bambino (Atreus) che è subito diventato croce o delizia dei fan. Penso di essere uno di questi e l’attesa è febbrile.

Il gioco perfetto

Siamo in tantissimi già esaltati ed il gioco deve ancora arrivare perché, da qualche giorno, le migliori testate giornalistiche del settore e anche qualcuna più generalista, hanno pubblicato la propria recensione che esprime il giudizio, il grado complessivo, tenuto conto di ogni aspetto di God of War, al netto anche dei difetti e il verdetto è praticamente unanime: God of War è Il Gioco Perfetto. Tutti i recensori, tutti i critici, anche quelli notoriamente più spietati nei riguardi di qualsivoglia videogioco apprezzato, chinano il capo, si genuflettono, si prostrano di fronte alla magnificenza del lavoro di Santa Monica Studio, lo sviluppatore che realizza videogiochi in esclusiva per console Sony PlayStation.

Il gioco perfetto. Il gioco insuperabile, forse un giorno eguagliabile. Un trionfo di “perfect score”: storia rara in questi tempi e solo giochi del calibro di Uncharted 4 o The Last of Us sono riusciti a fare quasi lo stesso.

Pietra miliare

Ma è davvero così che stanno le cose? La stampa sta urlando, al pari dei ben più prevedibili consulenti di marketing, che God of War è un gioco che abbatte ogni parete di giudizio personale e si installa al centro, all’apice, di ogni giudizio.

Tutti i giornalisti coinvolti nelle recensioni, anche per mezzo di un voto, il 10 su 10 o il 100 su 100, stanno dicendo, martellando, cadenzando da una settimana (e lo faranno ancora per un mese o due, temo) che anche il più integralista adoratore di sparatutto in prima persona, quello che si compra la PlayStation 4 solo per giocare a FIFA e quello che se l’è comprata solo per GTA 5, Gran Turismo, Bloodborne o Destiny, una volta acquistato God of War dimenticherà ogni sua certezza pregressa e abbraccerà un nuovo idolo, una nuova “religione”.

Pensiamo davvero che possa capitare una cosa del genere? Pensiamo davvero di avere in tasca una verità assolutamente oggettiva che eclissa ogni altro giudizio soggettivo? Pensiamo davvero che chi oserà dire “a me God of War non piace” oppure “non mi è piaciuto” debba per forza essere una persona che si atteggia a personaggio in cerca di attenzione?

Io credo che – da qualche anno ormai, a dirla tutta – si sia passato un punto di non ritorno nella critica di quelle (non tutte) che appaiono sempre più “opere d’arte” al pari di certi film del cinema o di certi libri di letteratura. Marketing, dicevo, è quello che sta muovendo le motivazioni per le quali milioni di utenti impazziti dalle belle recensioni e dai sontuosi complimenti di ogni parte, spinge a prenotare il gioco sulla fiducia, in barba ai propri gusti personali e ad una critica più soggettiva e ragionata.

Due pesi e due misure

Mi fermo per un attimo a pensare ad un gigantesco paradosso. Invito tutti voi a farlo e a porvi questa domanda: se lo stesso, identico, spiccicato, uguale, tale e quale, God of War, fosse uscito solo per Xbox One, Xbox One S e Xbox One X, avrebbe avuto lo stesso, entusiastico, trattamento di riguardo? Oppure l’occhio critico di ciascun recensore avrebbe ascoltato meno cuore e pancia, soffermandosi ad una critica più costruttiva della somma delle parti?

A dispetto del tripudio di ovazioni che si stanno raccogliendo, che non fanno altro che alimentare la macchina del marketing che attrae i cosiddetti “utenti della prima ora” e che relega gli altri alla categoria dei “poracci” o degli sfigati incompetenti (che, oltre a tutto ciò, si espongono pericolosamente a spoiler di ogni forma e provenienza), emerge anche un dato importante:

La versione PlayStation 4 Pro di God of War, portata a 4K, fatica a reggere tanta grafica. La cosiddetta “console più potente del mondo” (dicitura ancora presente sul PlayStation Network, vedi immagine di seguito) in barba all’oggettiva obsolescenza hardware che porta con sé, va a scatti. Ovviamente il discorso cambia totalmente giocando alla classica risoluzione 1080p (che ogni normalissima PS4 di serie B regge alla perfezione).

Si chiude un occhio, anche due

Ma come? Il gioco dei giochi, il re dei re, il titolo che impone un nuovo standard di qualità sotto ogni aspetto mi gira male sul fronte che più dovrebbe difendere: la grafica? Sulla console più potente del mondo? Nuovi standard di qualità che NON partono dalla grafica? Qui c’è qualcosa che non va, non trovate?

Tu, sedicente esperto, mi stai dicendo che il gioco è perfetto pur con evidenti imperfezioni. Sticazzi del framerate e anche della risoluzione: non è importante? Che il gioco sia bellissimo, nonostante evidenti difetti, è accettabilissimo. Lo dico anche io di certi, da tanti riconosciuti, giochi “trash”. Ma etichettarlo addirittura “perfetto” e “indiscutibile” mi sembra un pelo esagerato.

Ma, se la grafica non conta, perché dal 2013 al 2016 ogni rivista di settore pubblicava decine di notizie relative al fatto che su PlayStation 4 i giochi girassero più fluidi e a risoluzioni maggiori rispetto alle controparti Xbox One?

Perché le esclusive PlayStation 4 sono belle a prescindere dalle imperfezioni e sono anche perfette per tutti i gusti, orizzontalmente, mentre per i titoli della concorrenza diretta questi discorsi sono inammissibili? Perché, da quando è arrivata sul mercato la Xbox One X, magicamente, la grafica e la fluidità non sono più così importanti? Sono state vendute milioni di PlayStation 4 su questo dettaglio. Adesso che non si possono più vantare risoluzione e fluidità superiori, d’un tratto non sono più da evidenziare?

Niente recensioni, solo marketing

A parti invertite, se lo stesso – identico – gioco fosse uscito in esclusiva Xbox One, non avrebbe ricevuto lo stesso trattamento. Questa convinzione vale esattamente quanto quella di tutti coloro che ritengono God of War un gioco perfetto, un capolavoro assoluto, il non plus ultra che ha da offrire la PlayStation 4.

Qui non voglio incolpare Sony, che fa solo un egregio lavoro di comunicazione e marketing da cui posso solo, eternamente, imparare. Qui voglio sperare che la stampa si dia una calmata con questa pessima voglia di fare marketing al posto dei PR. Marketing solo a favore di PlayStation 4, da cinque anni come minimo.

L’ultimo God of War mette tutti d’accordo perché non somiglia ai precedenti otto capitoli: da quel poco che ho visto somiglia drammaticamente a The Last of Us misto a Horizon Zero Dawn ma è prestino per emettere giudizi. Il gioco andrebbe almeno provato per una dozzina d’ore per capire cosa ha da offrire.

Sono curiosissimo di leggere/sentire cosa avranno da dire su The Last of Us 2, Red Dead Redemption 2, Cyberpunk e tutto il resto che ha da venire da oggi al 2020. Roba che si preannuncia ben più grossa, notevole e pesante di un gioco (lo ribadisco) bellissimo ma che sembra plasmato sulla scia di esclusive PlayStation che conosciamo alla perfezione. Basta quel tocco di open world (che non bisogna tralasciare, da quando GTA 5 è arrivato nelle case) e il perenne problema de “l’adulto che deve imparare a fare il papà” per rendere “nuovo” un qualsivoglia videogioco?

Ieri, il gioco perfetto, era The Last of Us. Poi venne il momento di Uncharted 4. Adesso tocca a God of War. Domani pioveranno altri votoni ed altri elogi. Tutti perfetti, questi giochi? Non sarà, invece, che ad essere imperfetto, è il modo in cui li si tratta?

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