Curious Expedition 2
Benvenuto in un secolo XIX di fantasia, con venature steampunk che non guastano. Benvenuto nel mondo di Curious Expedition 2, ultima fatica dei teutonici Maschinen-Mensch sotto etichetta Thunderful Publishing. Vincitore dell’Indie Game Award al Gamescom 2020, si tratta di un videogioco narrativo, roguelike e a turni, che si imprime della memoria del giocatore per uno stile inconfondibile e – vado a memoria – unico.
Fatico molto a stemperare l’entusiasmo, quindi passo subito al sodo. Permettimi di concludere questo cappello affermando: Dio benedica gli indie-games!
Da pixel art ad arte del disegno
Già il primo Curious Expedition lasciava intendere tutta la passione ed il talento di questi sviluppatori. Con Curious Expedition 2 si sono certamente superati. Lasciata alle spalle una pixel art sontuosa, ecco arrivare agli occhi dei giocatori una presentazione grafica affidata a disegnatori professionisti. Riuscire a far sentire di casa, in un mondo coerente ma anche fantasioso, non è di certo facile.
Imbattersi in elementi steampunk sapientemente incastonati nella modernità generale lascia solo un dolce sapore in bocca. Insomma, tecnicamente parlando non c’è stato niente che mi sia dispiaciuto. Disegni, animazioni, effetti sonori e speciali: tutto concorre a rendere l’esperienza di Curious Expedition 2 fluida e accattivante.
Un gioco sempre nuovo
La particolarità di Curious Expedition 2 è la sua natura rogue-like, fusa alla creazione causale e procedurale delle isole che andiamo ad esplorare. Il lungo tutorial, contrariamente a tanti altri, è perfettamente inserito nel flusso della prima spedizione, quella introduttiva che ci mostra le basi del gioco. Al ritorno dalla prima spedizione, quella che sembrava la protagonista cede il passo al nostro alter-ego, nella ricerca di manufatti straordinari.
Curious Expedition 2 si divide in due fasi: la prima è quella ambientata in Europa, a Parigi di fine ‘800. Qui abbiamo il nostro quartier generale, da cui possiamo ingaggiare assistenti esploratori di ogni tipo: soldati, marinai, antropologi, teologi. Ogni personaggio ha le proprie peculiarità. Oltre ai membri della squadra di ricerca, possiamo andare a raccogliere equipaggiamenti. Infine possiamo bussare alle porte di “sponsor”: esponenti della nobiltà, ricercatori, scienziati, filosofi che in cambio di manufatti che troveremo garantiranno migliori vantaggi.
Alla scoperta di nuovi mondi
La seconda fase è quella che assorbirà la maggior parte del nostro tempo ed è la spedizione vera e propria. La nostra caravella toccherà le sponde di una misteriosa isola non segnalata sulle carte (e destinata a non restarci per motivi tutti da scoprire). Ogni volta che ci lasceremo l’Europa alle spalle, ci imbatteremo in un’isola tutta nuova.
L’isola è suddivisa in esagoni e ogni tessera della mappa così composta richiede alla spedizione un certo numero di sanità mentale e di provviste per essere affrontata. Questo aspetto, della sanità mentale, ricorda moltissimo i giochi da tavolo e i videogiochi a tema “Lovecraft“. Durante l’esplorazione viene dissipata la “nebbia” che nasconde alla vista le parti più lontane. In certi punti della mappa troviamo le creature che infestano la natura incontaminata, i villaggi delle popolazioni autoctone, rovine di antiche civiltà, eremiti e tantissimo altro ancora.
I combattimenti sono rigorosamente a turni, contro creature esotiche o mostruosità classiche (io ho beccato un ragno gigante). Si svolgono in maniera assolutamente classica nella visuale laterale. Mi ricordano sempre, tanto, Final Fantasy VI. Ma la loro messa in pratica è esattamente come in un gioco da tavolo: si tirano dei dadi ed in base al risultato possiamo effettuare attacchi, attacchi speciali o attivare abilità.
Fuori dal combattimento, la narrazione prosegue tra accurate descrizioni e richieste da parte del narratore. Esattamente come in un bellissimo videogioco di ruolo, originale come pochi, ci destreggiamo tra bivi narrativi e morali, prove da effettuare con un tiro di dado o con logica e buon senso.
Esperienza impareggiabile
Ben pochi giochi mi sono sembrati così accuratamente bilanciati e onesti nel loro svolgimento. Di solito, quando leggo “roguelike“, mi aspetto un gioco ostico, spietato, a volte anche scorretto, che deve spingermi a sacrificare ben più di un personaggio o tutto quanto, pur di portare a termine una missione. Curious Expedition 2 non fa nulla di tutto questo, perché descrive, mette in guardia, avvisa, ma anche premia ed esalta.
Se tu cercassi un videogioco di qualità, dai ritmi sicuramente compassati, tipici da gioco da tavolo/gioco di ruolo cartaceo, un titolo avventuroso come pochi, sempre fresco e mai banale, Curious Expedition 2 potrebbe essere la tua isola felice per quest’anno e per gli anni a venire.
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