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Narita Boy

E’ già da qualche anno che, la nostalgia degli anni ’80, la fa da padrone tanto al cinema quanto in televisione. Ma anche i videogiochi non restano immuni dal fascino vintage di quel decennio clamorosamente controverso e – nel bene e nel male – irripetibile. La nazionale italiana di calcio vince il campionato mondiale di calcio nell’82, Diego Armando Maradona si fa conoscere definitivamente nell’86, arrivano Star Wars: l’Impero colpisce ancora, Indiana Jones, Ritorno al Futuro, Terminator e chi più ne ha più ne metta. Tristemente assistiamo ad un decennio di stragi in Italia, Chernobyl passa alla storia come il disastro tecnologico più grave di sempre, il mondo della musica saluta l’esplosione di Madonna, Micheal Jackson e tanti altri. Ma sto divagando.

Narita Boy sembra nipote di un nonno fin troppo nostalgico, che non dimentica che a partire dalla metà degli anni ’80 del Ventesimo secolo tornano in auge i videogiochi dopo un periodo di profonda crisi. Super Mario è il nuovo condottiero, ma non sono da meno il Prince of Persia, Ninja Gaiden, Bubble Bobble e tanti altri ancora. Ma torniamo a Narita Boy: partorito dal genio dello Studio Koba, di stanza in Spagna e pubblicato sotto etichetta Team 17 per Xbox One, PS4, PC, MacOS e Switch, si profila come un platform d’azione e avventura, con elementi presi in prestito dai Metroidvania. Arrivato il 30 marzo 2021 dopo una campagna di crowdfunding su Kickstarter, che ha portato nelle casse degli sviluppatori quasi 161.000 euro.

Pochi pixels, tanto fascino

Narita Boy fa della pixel art essenziale uno dei suoi tratti distintivi. All’essenzialità dei modelli animati molto bene, si contrappone una qualità dei fondali che ha dell’eccezionale, pur avendo pochi fronzoli riesce a trasmettere tanto fascino. Mentre giocavo mi venivano in mente i migliori platform d’avventura che mi sia capitato di giocare: Prince of Persia, Another World, Flashback, Heart of Darkness. Tuttavia qui le fasi platform sono più accentuate e ricordarsi la disposizione di luoghi in una mappa mentale (non ho visto mappa da richiamare) è fondamentale come nei più classici metroidvania.

Narita Boy affonda nella fantascienza e nel cyberpunk, suo sotto-genere, la sua ragion d’essere. Un po’ Tagliaerbe, un po’ Ready Player One, un po’ Tron, un po’ The Matrix ed il calderone del protagonista che vive nel mondo digitale è servito. Il Reame Digitale, come lo chiamano nel gioco, trasuda di storia, mistero, misticismo. Tutti i suoi abitanti parlano con un linguaggio aulico, misto a gergo puramente informatico che farà la croce o la delizia dei videogiocatori che sono davvero dei programmatori.

Più avventuroso che d’azione

Narita Boy procede nella sua narrazione con brevi dialoghi che approfondiscono lo sfondo narrativo, l’ambientazione e i personaggi che incontriamo. Siamo chiamati più spesso ad esplorare e risolvere semplici puzzle o enigmi che a combattere. Il combattimento si affronta in rigoroso tempo reale, ponendo il gioco di Studio Koba sul fronte dei titoli d’azione. La spada Rgb che impugniamo può essere usata anche come mazza da baseball, fucile a pompa, permette di emettere un raggio disintegratore. Con il passare del tempo e il progresso di gioco otteniamo anche la capacità di schivare e dare spallate, accrescendo la varietà di mosse che possiamo compiere per avere la meglio sui nemici.

Immancabili i boss di metà o fine livello. Tutti estremamente ispirati, non semplici da battere, richiederanno un po’ di studio delle mosse e di dare un minimo di fondo e di senso alle azioni offensive che possiamo eseguire. Questi li chiamano “Stallions”, amichevolmente tradotti da me come “cavalieri”, dal momento che non si tratta certamente di cavalli di sesso maschile destinati all’allevamento e alla riproduzione. Questi cavalieri servono il fantomatico “Lui”, un programma senziente che minaccia l’armonia del Reame Digitale che il protagonista è chiamato a difendere e salvare.

Uno dei migliori dell’anno

Narita Boy è certamente uno dei migliori videogiochi dell’anno, nel suo genere. Ben pochi esponenti riescono a catalizzare in maniera così sapiente il fascino delle ambientazioni, l’omaggio anni ’80 cibernetici, un gioco profondo e tutto da scoprire, un sistema di progressione veramente ben concepito. Anche l’accompagnamento sonoro è decisamente di alto livello, mostrando tutta la sua essenza volutamente vintage. Se ti piacessero gli indie, platform, dalla forte componente narrativa, che non disdegnano un buonissimo versante di combattimento in tempo reale e di esplorazione, Narita Boy sarebbe il gioco che andavi cercando da tempo.

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