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Forspoken

Forspoken è un videogioco d’azione e avventura in terza persona, sviluppato da Luminous Productions sotto bandiera Square Enix. È disponibile dal 24 gennaio 2023 per PC e PlayStation 5 in esclusiva temporale console. A tre anni dal suo annuncio e dopo il proverbiale tam tam mediatico pre-pubblicazione, ecco arrivare anche per La Decima Arte la possibilità di recensire questo titolo, per gentile concessione di Plaion, che si occupa della distribuzione della versione PC.

Progetto Athia

Originariamente annunciato alle masse nel 2020, durante uno State of Play di PlayStation, Project Athia aveva attratto l’attenzione degli appassionati di titoli d’azione e avventura per merito di una presentazione grafica di tutto rispetto. A questo si aggiungeva la presentazione di sessioni di combattimento e azione singolari. La protagonista, infatti, dava fondo ad un repertorio di incantesimi che servivano anche ad esplorare, non solo a combattere.

Poi il progetto venne ribattezzato Forspoken. Alla sua realizzazione hanno partecipato, tra i tanti, le penne di Amy Henning (la mente dietro le storie di Uncharted), Gary Whitta (Rogue One: A Star Wars Story), Allison Rymer (Shadowhunters). Infine le musiche di Bear McCreary (BattleStar Galactica, God of War) e Gary Schyman (BioShock, Dante’s Inferno).

Insomma, non proprio gli ultimi arrivati in campo di realizzazione di storie memorabili. Sotto la cui direzione hanno lavorato molti degli sviluppatori che hanno contribuito a Final Fantasy XV. Chiude il cerchio il fatto che il team avesse carta bianca sulla realizzazione di questa nuova proprietà intellettuale.

Più ambiziosi sono

È innegabile: le parole d’ordine che gravita intorno a Forspoken, che trasuda da ogni suo pixel, è “ambizione” e “cinema”. Il titolo di Square Enix si propone come esperienza cinematografica che non vuole impallidire al confronto con le più blasonate serie tv o pellicole di Hollywood.

Il taglio delle scene, l’uso della dissolvenza, il protagonista giovanile e tormentato, sono solo alcuni dei primi dettagli che saltano all’occhio, durante le prime ore di gioco.

La libera esplorazione promessa da Forspoken si trova al di là di un prologo estremamente lento e lineare. Alla fine di un paio d’ore o tre di scene di intermezzo che si susseguono interrompendo costantemente il flusso di gioco. Gioco che, sulle prime, ci prende per mano e ci accompagna tra i personaggi chiave, tra i tutorial e tra gli episodi che innescano la storia “il Viaggio di Frey”.

Più rumore fanno

Frey Holland è il nome della protagonista di Forspoken. È un’orfana cresciuta a New York, in mezzo alle compagnie più infide, che la conducono sulla cattiva strada. Nel momento di massima depressione e ad un passo dal commettere un gesto estremo, Frey si ritrova teletrasportata nel mondo di Athia. Al suo braccio destro si trova legato, senza possibilità di poterlo togliere, un bracciale che ribattezza letteralmente Cuff (cioè bracciale/polsino in lingua inglese).

Una volta arrivata su Athia, Frey non perderà molto tempo prima di scoprire che tramite Cuff può lanciare magie, potenziarle, potenziare se stessa per viaggiare tramite poteri sovrannaturali.

Altrettanto velocemente scoprirà che il mondo sul quale è arrivata, è minacciato da una piaga magica e da potenti streghe che vengono chiamate Tanta. Man mano che procederà nel suo viaggio, Frey apprenderà magie da elementi diversi: Fuoco, Acqua, Aria ed Elettricità che si aggiungeranno al dominio della Terra, che è quello iniziale. La sfida più grande, per la giovane strega, sarà quella di impiegare i poteri per fare del bene, mettendo da parte l’anti-eroina qual è.

Insomma, sembra che ci siano tutti gli ingredienti giusti perché Forspoken possa far breccia nei cuori degli appassionati e possa lasciare il segno nel novero dei videogiochi del suo genere. Tuttavia ci sono cose che non mi convincono e mi impediscono di promuoverlo pienamente.

Pollice in giù

Forspoken mi sembra un videogioco che ha viaggiato nel tempo, doveva uscire nel 2013 o nel 2014 come titolo di apertura dell’ottava generazione di console. E invece si è ritrovato nel bel mezzo della nona generazione.

Mi sembra un titolo che arriva già vecchio. Se mi guardassi intorno, alla ricerca di videogiochi d’azione e avventura, troverei più che valide alternative. Mi ricorda Ultracore, ma per tutti i motivi opposti, se mi consenti l’espressione. Quello arrivava decenni dopo, “a miracol mostrare”. Qui, invece, assisto alla saturazione del fronte cinematografico del videogioco, che di “gioco” tiene l’essenziale ma punta molto più all’essere guardato come un film.

Le continue interruzioni, le dissolvenze in nero, i dialoghi fuori dall’azione, il tenore di questi che lasciano quasi sempre il tempo che trovano, non mi hanno fatto apprezzare il lato cinematografico del titolo.

Le attività “riempitive” di una vasta mappa anche ben disegnata, non mi sono sembrate in numero così elevato da poter ammettere grande varietà di situazioni esplorative.

Il ritmo della narrazione non mi è sembrato ottimale. E non sono un giocatore dalle grosse pretese. Ho adorato i ritmi su Greedfall e su tantissimi altri giochi che, in giro, leggo spesso definiti “noiosi” o “lenti”. Forspoken riesce a fare di peggio, tristemente.

Pollice in su

Forspoken non è solo un insieme di lati negativi. Ci sono certi aspetti del titolo di Luminous Productions che ho certamente gradito. Sotto la patina cinematografica realizzata in maniera a dir poco deludente, si nasconde un videogioco che, quando si lascia giocare, restituisce una bellissima esperienza.

Prima di tutto mi hanno colpito le animazioni e la colonna sonora originale. Escludo dal plauso le animazioni facciali, che non sono sempre convincenti. Anzi mi hanno fatto pensare “Infamous Second Son era più convincente”, giusto per fare un esempio di bel gioco uscito dieci anni fa.

Le fasi esplorative sono sempre coinvolgenti e intriganti, merito anche dei poteri magici sempre più efficienti ed efficaci, che permettono di raggiungere punti che – inizialmente – sembrano irraggiungibili.

Quando si da fuoco alle polveri nei combattimenti ordinari (cioè quelli che stanno oltre il tutorial) sono decisamente ci si diverte di più, perché la disponibilità di incantesimi si fa presto generosa. Possiamo, infatti, cambiare tattica e poteri con un un sistema che mi ricorda moltissimo quello di The Witcher 3: Wild Hunt.

I nemici sono vari e richiedono di adattare continuamente la natura degli incantesimi e la loro funzione, perché ciascuna minaccia ha una sua resistenza e una sua debolezza contro le arti mistiche di Frey.

La progressione ed il potenziamento, tipica da videogioco di ruolo d’azione, non mi è sembrata noiosa o flagellata da esigenze di “grinding”. Tutto ciò va a favore dell’esperienza finale, perché non sono costretto a dedicarmi ad attività ripetitive e reiterazioni di obbiettivi per accumulare punti esperienza.

Promosso con riserva

Su queste pagine è capitato raramente, di scrivere riguardo ad un videogioco così controverso. Secondo la mia modesta opinione, Forspoken poteva essere pensato meglio. Sono state promosse scelte di gameplay che fanno arricciare il naso anche a me, che tendo a vedere di buon grado più lati positivi che negativi.

Non ho affatto digerito le reiterate ed infine fastidiose interruzioni di gioco, solo per farmi vedere una piccola scena di intermezzo del tutto insignificante. Accarezzare un gattino, scambiare due parole contate e del tutto ininfluenti su trama e ambientazione, aprire una porta: dopo 3 ore di gioco sono diventate fonte di frustrazione, più che di piacere di gioco.

Nonostante l’invadenza cinematografica fastidiosa, Forspoken resta comunque un’avventura singolare e memorabile. Perché l’ambientazione merita e perché la storia, apparentemente banale all’inizio, potrebbe sorprendere in positivo.

Nulla da segnalare sul fronte tecnico: le critiche sulla presunta scarsa ottimizzazione sono semplicemente infondate oppure tendenziose. Il gioco è fluido e stabile. C’è qualcosa che non va a livello di gestione di risorse del sistema operativo nella versione PC: nulla che non possa essere alleviato senza troppi sacrifici sul fronte del preset grafico. Inoltre arriveranno le immancabili patch di correzione, che smusseranno gli ultimi angoli rimasti.

Non è consigliabile a prezzo pieno né ad occhi chiusi. Stiamo comunque parlando di un videogioco d’azione e avventura, a tema fantasy, con tanti e vari incantesimi: non sono certo titoli che arrivano a quantità industriali come gli sparatutto.

Forspoken potrebbe essere un’isola felice per gli amanti di questo sotto-genere di avventure fantasy. A patto di stringere forte i denti di fronte alle scene di intermezzo intrusive e ritmi di narrazione tutt’altro che ottimali.

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