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Mirror’s Edge: Catalyst

Mirror’s Edge: Catalyst è un videogioco d’azione e avventura in prima persona, sviluppato da Digital Illusion CE (DICE) sotto bandiera Electronic Arts ed è stato pubblicato su PlayStation 4, Xbox One e PC Windows il 9 giugno 2016. Si tratta di un reboot di quel Mirror’s Edge che uscì su PC, PlayStation 3 e Xbox 360 nel lontano 2008. Come mai ne pubblico una recensione a più di quattro anni di distanza? Perché l’ho finito solo qualche giorno fa e volevo commentarlo qui, dal momento che un gioco raro come questo non dovrebbe mai passare in sordina.

Per chi se lo fosse perso: DICE è la casa di sviluppo che fonda le proprie fortune e quelle di Electronic Arts sulla serie di Battlefield da sempre. Ha messo lo zampino su Need for Speed: Hot Pursuit di Criterion nel 2010 e Need for Speed Shift 2. Mirror’s Edge, dodici anni fa, non ha certo sbancato al botteghino ma ha sicuramente incantato la platea di mezzo mondo: quella affamata di videogiochi originali e nuove IP. Quando annunciarono Mirror’s Edge: Catalyst, presumo, gli occhi di quel mezzo mondo di videogiocatori di riempirono di lacrime d’emozione ma quando il gioco arrivò cosa è successo?

Non starò qui a fare un reportage sulla risposta del pubblico a Mirror’s Edge: Catalyst ma posso tranquillamente dirvi cosa accadde a me nel 2016. Stavo in fissa su The Witcher 3: Wild Hunt e un’altra tonnellata di videogiochi in sospeso/da giocare/da recensire e quindi ho dato a Mirror’s Edge una bassa priorità, pentendomene amaramente.

Mirror’s Edge: Catalyst è un videogioco difficile da inquadrare. All’inizio di questa rapidissima recensione l’ho etichettato come videogioco d’azione e avventura in prima persona ma è più un’esigenza “da copione” che effettiva. La realtà è che, pur essendo in prima persona, Mirror’s Edge: Catalyst – come il suo predecessore – sembra voler ammiccare ai platform più che al classico gioco d’avventura da affrontare in maniera insolita (cito Amnesia, Thief e Dishonored a titolo di semplicissimo esempio ma ce ne sono tantissimi da poter fare) ma anche qui, l’etichetta calzerebbe poco e male.

Mirror’s Edge: Catalyst mette il giocatore nei panni di Faith Connors, una “runner”, in altre parole un corriere che – grazie alle tecniche di Parkour – saetta da un grattacielo all’altro della futuristica città di Glass per consegnare, trasportare, fino anche a rubare, materiale che possa mettere in difficoltà delle spietate mega-corporazioni. La distopia presentata da DICE è, se mi passi il paragone, simile a quella di The Matrix delle sorelle Wachowski: una “prigione” senza sbarre che, contrariamente al capolavoro hollywoodiano, qui è caratterizzata da una megalopoli senza macchia, splendida e splendente, apparentemente senza difetti, economicamente perfetta e gestita impeccabilmente da mega-corporazioni.

Non mi addentro nei fili di una trama che, a mio modesto parere, è comunque scritta benissimo ma (personalmente) non mi ha galvanizzato che un paio di volte (il primo Mirror’s Edge, in tal senso, mi aveva entusiasmato di più, forse per “l’effetto sorpresa”). Al di là delle personalissime impressioni sulla storia, tecnicamente ho visto un lavoro assolutamente ben fatto, a regola d’arte, fluido, solido, con pochissime sbavature che potrei contare sulle dita di mezza mano.

Il fronte in cui DICE è tra i migliori sviluppatori al mondo, secondo me, è quello sonoro e anche Mirror’s Edge: Catalyst non fa eccezione. Gli effetti sonori sono semplicemente perfetti, se giocato con cuffie o casse “surround” apprezzeresti sicuramente di più rispetto alla modalità “stereo”. L’aspetto musicale, tuttavia, è quello che non dimenticherò tanto facilmente per quanto è ben fatto. Una sonorità a cui non sono affatto abituato, essendo uno stile elettronico, futuristico, che si affida ad incalzanti battiti al minuto che si sposano benissimo con lo stile di vita “sempre di corsa” di un runner come Faith.

Faith è un personaggio scritto bene e che gode di un’evoluzione – a suo modo – coerente che la porta sullo stesso piano di eroine iconiche del mondo dei videogiochi, anche se nessuno le tributa l’attenzione che merita (un giorno o l’altro dovrò riesumare la mia vecchia rubrica dedicata ad eroi ed anti-eroi).

Mirror’s Edge: Catalyst non è un gioco per tutti. Di più: non è un gioco per molti e questo è tanto il suo punto di forza quanto quello di debolezza. Quasi tutti quelli che lo portano a termine, sommando ogni parte, lo apprezzano ma questo non basta perché possa diventare un’icona del videogioco oppure fare un sotto-genere a sé stante. Lo consiglio con estrema riserva, solo a chi non disdegna i videogiochi in prima persona è cerca qualcosa di assolutamente unico.

Un gioco dove non si spara, un gioco dove il Parkour serve per correre verso i titoli di coda di una trama mai banale, intrigante il giusto, accompagnato da una colonna sonora eccezionale e da una presentazione grafica anch’essa unica e distintiva, un gioco come Mirror’s Edge: Catalyst.

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