Doom è uno sparatutto in prima persona, sviluppato da Id Software per Bethesda Softworks. E’ disponibile su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series, PC e Stadia. Originariamente è stato pubblicato il 13 maggio 2016. Come molti titolo che lo hanno preceduto, come molti che lo seguiranno, sono riuscito a portarlo a termine dopo molti anni. Finalmente eccomi qui a poterne parlare al di là di aspetti tecnici e di gameplay, per consigliarlo ad eventuale giocatore indeciso.

Un inferno bellissimo

Doom si presenta con Id Tech 6, l’ultima generazione del motore grafico di Id Software. Il risultato è un livello di dettaglio, una fluidità e una cura per i particolari che hanno ben pochi rivali al mondo, anche a distanza di anni. Senza dimenticare la bellezza delle animazioni e delle ambientazioni, tra le più belle che mi sia capitato di vedere.

Che si giochi su Xbox, su PlayStation o su computer (come ho fatto io), una cosa è certa: Doom graficamente spacca. E chi sostiene il contrario ha torto, marcio.
Altro versante che esalta è quello sonoro. Se gli effetti sonori sono semplicemente azzeccati, lo stesso non posso dire per le musiche: meravigliose. Il lavoro svolto da Mick Gordon ha del prodigioso, e tutti i premi che ha mietuto a riguardo sono semplicemente meritatissimi.

No cover, all men

Mi permetto di rubare il motto di un altro celebre sparatutto, per introdurre una riflessione sull’aspetto giocoso di Doom. Contrariamente a molti (tutti o quasi) esponenti del genere sparatutto, qui non bisogna cercare copertura. E’ controproducente, di fatto.
Doom incoraggia un approccio offensivo, sprona a dare il colpo di grazia al nemico di turno a mani nude. Questa mossa finale porta con sé preziosi punti ferita da ripristinare, punti corazza e munizioni.

Una condotta spregiudicata è premiata anche da “punti arma”, con cui è possibile migliorare ulteriormente gli strumenti di distruzione concessi dal gioco: pistola energetica, fucile a pompa, doppietta, fucile d’assalto, lanciarazzi, fucile al plasma, cannone Gauss, BFG 9000.

Fps nudo, crudo, puro

Doom è un reboot e un remake del mitologico Doom del 1993, sviluppato da John Carmack e John Romero. Contrariamente all’originale, quello pubblicato nel 2016 non ha scritto certamente una pagina di storia che narra di svolta epocale del genere. Quel che resta come dato di fatto è che stiamo parlando di uno sparatutto in prima persona nudo e puro, come ormai non se ne vedono più da anni ormai.

Per questo, alla fine della meravigliosa cavalcata di una quindicina d’ore che mi ha totalmente rapito, non ho potuto fare a meno di applaudire allo schermo. Non perché Doom sia un capolavoro di narrazione ed interpretazione. Non perché sia culturalmente stimolante ed edificante. Ma perché è dannatamente divertente, pura ignoranza che cola come grasso. Puro divertimento anni ’90 riportato allo splendore delle ultime tecnologie. Non ho ancora ultimato Doom Eternal, ma azzardo a dire che – meglio del 2016 – è veramente improbabile fare.

4 risposte a “Doom: Il Ritorno del Leggendario Sparatutto”

  1. […] mondo. Stessa sensazione quando gioco qualcosa che mi ricorda forte gli anni ’90 passati su Doom o Monkey Island 2 e compagnia di LucasArts/Sierra assortita. Anche il recente Space Marine 2 è […]

  2. […] di fare uno sparatutto “vecchia scuola” non sia affatto da bocciare. Ho apprezzato Doom nel 2016, ho apprezzato High on Life di recente e va da sé che non posso non apprezzare le scelte […]

  3. […] alla mano, Shadow Warrior 3 è puro oro. Non mi divertivo così dai tempi in cui ho completato Doom. Doom Eternal è impantanato nel mio backlog, ma non ho mancato di giocarci una dozzina di ore e […]

  4. […] dal backlog in questi giorni e devo ammettere che, allo stato attuale, non mi sta esaltando come quello del 2016, ma si difende piuttosto […]

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