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Baldur’s Gate 3

Baldur’s Gate 3 è un videogioco di ruolo in terza persona, con combattimenti tattici a turni ed è realizzato su licenza Dungeons & Dragons. È sviluppato da Larian Studios e auto-pubblicato su PC il 3 agosto 2023, su PlayStation 5 il 6 settembre 2023 e su Xbox Series il 7 dicembre 2023. Si tratta di un clamoroso ritorno della serie, a distanza di ventitré anni dal predecessore griffato BioWare.

Ritorno ai Reami Dimenticati

Baldur’s Gate 3 è ambientato nel mondo di Abeil-Toril, un pianeta di fantasia creato dalla mente di Ed Greenwood nel 1967 e poi adottato come sfondo narrativo di Dungeons & Dragons. Il pianeta è formato da continenti, il più chiacchierato e conosciuto dei quali è il Faerun.

I Reami Dimenticati sono una regione di quel continente e lì sono ambientate le avventure, vivono i personaggi, che hanno fatto la fortuna di intere collane di libri tematici scritti tra gli anni ’80 e ’90 del Ventesimo secolo.
Sotto ai Reami Dimenticati si sviluppa un’altra “regione” quella del Sottosuolo (Underdark in lingua originale). Una regione così vasta da ospitare intere specie, generazioni e dinastie al pari del “mondo alla luce del Sole”.

Con Baldur’s Gate 3, la serie torna alla mitica ambientazione dopo un’attesa di ben 23 anni. Era il 2000, infatti, quando Baldur’s Gate di BioWare bissava il successo del predecessore e lanciava sull’Olimpo dei grandi creatori di videogiochi quella piccola casa di sviluppo Canadese.

La Quinta Edizione fatta videogioco

Baldur’s Gate 3 è un videogioco su licenza Dungeons & Dragons. Per questo motivo e come i predecessori, poggia le regole ed i fondamenti della sua ragion d’essere su un sistema di regole che è stato adattato dal cartaceo (esistono ancora i manuali stampati su carta, oltre che fissati su PDF) al videludico.

Da giocatore di lunga data dei sistemi di gioco da tavolo e avendo adottato la quinta edizione del regolamento di D&D da un paio d’anni, posso dirti che la trasposizione videoludica ha del prodigioso. Tutto sembra essere stato opportunamente importato e adattato nel migliore dei modi. Pochissime licenze o “forzature” mi sono saltate all’occhio, talmente ben adattate che non hanno rovinato mai l’esperienza.

L’unico limite che hanno stabilito gli sviluppatori, è il livello massimo raggiungibile dai personaggi, che non può arrivare a 20 a causa delle smisurate capacità speciali che ottengono oltre una certa soglia.

Una gioia per gli occhi

Baldur’s Gate 3 è il risultato di sei anni di lavorazione, metà dei quali trascorsi a stretto contatto con i videogiocatori che hanno scelto di acquistarne l’accesso anticipato.

Ti ricordo che comprare l’accesso anticipato ti permette di avere la licenza finale del gioco, tempo prima che il gioco arrivi alla sua forma finale. La possibilità di interagire con gli sviluppatori durante i mesi o gli anni di sviluppo finali, permette di creare (almeno si spera) un titolo su misura di videogiocatore. Cosa che Larian Studios, a quanto pare, sembra aver fatto egregiamente.

Il motore di gioco proprietario e il talento degli sviluppatori, oltre alla grande documentazione a disposizione e che riguarda i Reami Dimenticati, ha permesso la realizzazione tecnica del miglior videogioco di ruolo a memoria di questo sviluppatore. Senza nulla togliere alla bellezza degli Original Sin che lo hanno preceduto e i titoli venuti ancor prima.

Qui nulla sembra lasciato al caso. Tutto è finemente dettagliato e cesellato, fino al più piccolo dettaglio che fa un’enorme differenza. Animazioni, espressività dei personaggi, interpretazione dei doppiatori, effetti sonori e colonna sonora: tutto concorre a consegnare alla storia il più bel videogioco di ruolo in salsa Dungeons & Dragons 5a edizione.

Emozionante e commovente da giocare

Quando scrivo “nulla sembra lasciato al caso”, non posso limitarmi all’aspetto tecnico. Già dalla fase di creazione di partita e del personaggio, traspare tutta l’attenzione per ogni tipo di videogiocatore o quasi. Le difficoltà impostabili incontrano ogni tipo di utente e ogni sua esigenza.

I personaggi selezionabili sono un discreto numero, tutti finemente caratterizzati, ognuno ha una sua storia personale che si fonde con quella della trama principale. La rigiocabilità, dunque, è garantita ed immensa di base: interpretare Lae’Zael, Astarion, Karlach, Shadowheart, Gale e tutti gli altri è già di base un’esperienza indimenticabile.

Non sarebbe un autentico videogioco su licenza Dungeons & Dragons se non fosse possibile creare da zero il personaggio partorito dalla nostra mente. Seguendo passo passo le fasi di creazione, diamo forma al genere, alla razza, alla classe, all’attitudine e alle conoscenze di base del personaggio.

Possiamo interpretare un umano o un elfo, un nano o un tiefling, un mezz’orco o un mezz’elfo, un halfling o un Githyanki. Possiamo immaginarlo e poi interpretarlo come un guerriero, uno stregone, un mago, un ladro, un cacciatore, un chierico, un paladino. Infine possiamo stabilire se ha vissuto i primi anni della sua esistenza in mezzo alla strada, in una scuola, in una nobile famiglia, in un tempio.

Le possibilità offerte dal gioco sono molteplici, ogni partita promette di essere unica nel suo genere e noi (scusate se ripeto sempre la stessa parola ma è il fulcro di un vero videogioco o gioco di ruolo) possiamo interpretare il personaggio che immaginiamo.

La complessità dei dialoghi e l’imprevedibilità delle conseguenze delle nostre scelte, siano queste dettate dagli sceneggiatori o da un infausto tiro di dado a 20 facce, sono centinaia. Altrettanti sono gli epiloghi delle esperienze che giochiamo di volta in volta.

Una nuova pietra miliare

Baldur’s Gate 3 di Larian Studios riesce a riportare in auge un genere videoludico sempre confinato nella nicchia degli appassionati. Molto raramente questi si sono messi a giocare un videogioco di ruolo di stampo classico con un joypad (Pillars of Eternity era uscito anche su PS4 ma non è mai diventato un campione di vendite).

Da un lato è innegabile la pressione mediatica, unita al passaparola tra giocatori, e all’attenzione indotta dagli influencers. Dall’altro io vedo una nuova “età dell’oro” di Dungeons & Dragons che, tra vecchia e nuova generazione di (video)giocatori, è riuscita a far convergere tutti – o quasi – alla Quinta Edizione del regolamento ufficiale.

Il risultato è già storia: un videogioco di ruolo classico, un tipo di videogioco da sempre confinato ad una nicchia di appassionati che giocano con mouse e tastiera, è diventato campione di vendite e mietitore di premi e riconoscimenti indiscusso ed imbattuto su ogni piattaforma o quasi.

Baldur’s Gate 3 si prende il merito di aver acceso un faro su un genere di videogiochi sempre presente nella vita dei videogiocatori. La mia speranza è che, tanti altri validissimi titoli, possano avere adesso tutta l’attenzione che gli è stata negata nel passato: prossimo e remoto.

Per qualità e quantità proposta, Baldur’s Gate 3 è certamente il nuovo metro di paragone nel suo genere. Oltre ad essere l’indiscusso capolavoro della storia di Larian Studios.

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