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Smalland: Survive the Wilds

Smalland: Survive the Wilds è un videogioco di sopravvivenza, esplorazione, avventura e crafting in terza persona. È sviluppato e prodotto da Merge Games, a suo tempo publisher di Morbid: Lord of Ire e Bramble: The Mountain King. È disponibile dal 15 febbraio 2024 nella sua versione 1.0, dopo un periodo in accesso anticipato. Può essere giocato su PC, PlayStation 5 e Xbox Series.

Piccole grandi avventure

Smalland: Survive the Wilds narra le avventure di un abitante del “piccolo popolo” dei folletti, che fa parte dell’Avanguardia mandata ad esplorare e gettare le prime basi di una nuova colonizzazione del “mondo di sopra”.

All’inizio del gioco, un calabrone infuriato fa precipitare la spedizione di cui facciamo parte. Tra i pochi sopravvissuti, possiamo contare noi stessi ed il capo spedizione. Da quest’ultimo, ci viene fornita la prima infarinatura del mondo che ci circonda ed il primo incarico: avvisare i capi del villaggio che un gruppo dell’Avanguardia è stato abbattuto da un calabrone.

Le istruzioni del capo sono chiare: siamo in un mondo ostile e in fondo alla catena alimentare. Anche la più piccola formica potrebbe porre fine alla nostra esistenza. Bisogna ponderare bene ogni passo e dar fondo alle risorse che la natura ci offre, per difenderci sia dalle creature che dalle intemperie.

Dopo aver padroneggiato i rudimenti della sopravvivenza, si può pensare e sperare di addomesticare una formica, una cavalletta o un coleottero che possano aiutarti a prolungare la nostra esistenza nel mondo.

Non il solito “survival”

Smalland: Survive the Wilds mi ha colpito principalmente per due aspetti che lo rendono unico nell’affollato genere di appartenenza.

Il primo aspetto è che il gioco sembra concepito per un’esperienza in terza persona. Questo dettaglio non mi passa inosservato: tutti i videogiochi che io ho provato fino ad oggi, dai tempi di Ark: Survival Evolved, sono sviluppati per essere giocati in prima persona. La prospettiva alle spalle dell’alter-ego è un “plus” che sembra messo a forza ma con poca convinzione. Non è il caso di Smalland: Survive the Wilds.

Il secondo aspetto è quello dedicato alla trama di fondo. Sebbene sia inconfutabile che il gioco di Merge Games sia un gioco di sopravvivenza, la presenza di una trama intrigante, misteri da svelare e personaggi con cui interagire mi ha fatto respirare l’aria di un videogioco di ruolo d’azione di stampo classico.

Ribadisco l’ovvio: Smalland: Survive the Wilds non è un videogioco di ruolo d’azione di stampo classico, ma un autentico survival game. Mi riferisco ad un’impressione personale, che non ho mai avvertito negli altri giochi dello stesso genere.

Semplice da iniziare, difficile da padroneggiare

Prima di tirare le somme personali, riguardo a Smalland: Survive the Wilds, tenevo a precisare una cosa. Io non sono un esperto di videogiochi di sopravvivenza, ma nel corso degli anni ne ho provati diversi.

Oltre al già citato Ark: Survival Evolved, ho giocato decine di ore a Conan: Exiles, Chernobylite, Enshrouded, Fade to Silence, Memories of Mars, No Man’s Sky, Valheim, Subnautica e Wild Terra. E ti cito solo quelli di cui ho memoria. Ho trascorso anche una ventina di ore nel recente Palworld.

Viene spontaneo mettere a paragone Smalland con Grounded, perché entrambi ci fanno sopravvivere in un contesto di “micro-cosmo”. Mi sembrano due facce della stessa medaglia: quella di un certo modo di intendere i videogiochi di sopravvivenza, dove siamo più piccoli di una formica.

Questa lista di giochi serve sia a me che a te, per comprendere quello che sto per affermare. Penso che Smalland: Survive the Wilds sia uno dei migliori titoli di sopravvivenza che mi sia capitato di giocare, forse il migliore in assoluto. Non posso fare paragoni con Grounded perché non ho giocato il titolo di Obsidian Entertainment tanto a fondo da conoscerne bene l’offerta.

Smalland: Survive the Wilds è molto intuitivo, semplice, veloce, con una curva di apprendimento ben studiata. Premia la pazienza e lo studio del territorio circostante, punisce la fretta e l’imprudenza di chi non si ritiene circondato da un ambiente ostile.

Se le basi sono facili da apprendere e mettere in pratica, lo stesso non si può dire per gli aspetti più avanzati: la costruzione di case e basi, oppure la gestione delle creature da addomesticare, senza dimenticare la possibilità di utilizzare delle ali per espandere l’esplorazione. Padroneggiare il tutto, premierà solo i giocatori più pazienti e ricettivi. Tutti gli altri potranno godersi il gioco senza rimproverarsi troppo.

Lo stile del titolo di Merge Games mi ha attratto da subito, contrariamente a quello di Grounded. Ma qui è tanto ovvio il punto di vista ed il gusto personalissimo di chi stai leggendo, quindi prendilo con le pinze, come sempre.

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