Monobot
Monobot è la prima fatica di DreamSmithStudio, sotto etichetta Ukuza. Si tratta di un puzzle platform disponibile su Steam dallo scorso 18 giugno. Rispondendo fedelmente ai canoni del suo sotto-genere, Monobot si sviluppa in 2D, mettendo il giocatore al comando di un piccolo robot che si muove su di una ruota. Mono, questo il nome del robot, prende conoscenza e coscienza in un mondo grigio e spietato, dal quale cerca di fuggire con il nostro aiuto.
Tecnicamente efficace

Visivamente parlando, Monobot si affida ad uno stile monocromatico e realistico, che restituisce con efficacia tutto il grigiore del mondo industrializzato, meccanizzato, impietosamente cementificato.
L’accompagnamento sonoro funziona a dovere, è fatto a regola d’arte e non sfigura al fianco della parte visiva di questo piccolo, ambizioso, progetto di DreamSmithStudio. Sia gli effetti sonori che la musica riescono ad accompagnarci senza infamia né lode.
Potrebbe non accontentare tutti

Monobot, joypad o tastiera alla mano, offre un comparto ludico essenziale e funzionale. La curva di difficoltà mi appare assolutamente morbida e ben studiata. Dalle poche e semplici mosse che si chiedono all’inizio, si passa poi all’utilizzo di un “Magnetic Arm”, o “Braccio magnetico” con cui poter interagire. Da quel momento in poi, i puzzle ambientali si fanno un po’ più ostici.
Lo stile monocromatico e le scelte di colorazione potrebbero fare storcere il naso ai giocatori più esigenti. Personalmente non ho trovato nulla fuori posto e ho subito pensato che gli amanti dei platform con elementi puzzle, lo apprezzeranno.

I puzzle non sono soltanto legati a piattaforme o leve da azionare, oppure su cui saltare. Ci sono delle sezioni tipiche dei cinematic platform più affermati (l’ultimo dei quali, il già recensito Vesper) che richiedono un minimo di capacità di eludere il nemico: fisicamente o numericamente superiore. Queste fasi “stealth”, tipiche di questo sotto-genere, sono anch’esse ben studiate.
Certo, come ogni esponente di questa parte di platform, il cosiddetto “try & error” è quasi obbligatorio. Sbagliando si prende confidenza con l’ambiente, con il pattern di movimento o attacco dei nemici, con la tempistica di attivazione o di interazione. Una volta prese le misure, si fa in fretta a superare situazioni solo apparentemente difficili o impossibili.
Solo per veri appassionati

Monobot è un videogioco sviluppato a regola d’arte. Tutto è al posto giusto, non posso segnalare difetti madornali, né situazioni di gioco da condannare. Apprezzo moltissimo la scelta monocromatica (o quasi), lo stile realistico, la fisica di tutto questo mondo meccanizzato. Anche il comportamento fisico di Mono, il protagonista, mi piace molto. Mi ha ricordato un po’ Burn-E, il protagonista di un corto cinematografico della Pixar.
Mono può fare la felicità degli appassionati del genere puzzle-platform, dei giocatori giovanissimi e delle vecchie cariatidi come me. Quelle cariatidi che vedono un bel lavoro dietro ad uno stile artistico per ponderato, e ne apprezzano tanto il lato tecnico quanto quello ludico.