La Decima Arte – Parte V
Eccoci, dunque, all’ultima parte di questa splendida “passeggiata” alla scoperta delle arti, enumerate secondo lo studioso C. Beylie e presenti in maniera estremamente naturale e spontanea in qualunque videogioco. Apprendiamo quanto siano stati abili, negli anni, gli sviluppatori, a sottoporci titoli molto interessanti che portano sui nostri schermi il lato migliore di televisione e fumetto.
Televisione
Già all’inizio abbiamo segnalato quanto sia stato generoso considerare la radio-televisione come una forma d’arte. Più che forma d’arte, quello che la televisione sembra assolvere pienamente è il compito di diffondere la cultura (almeno questo era il proposito di coloro che organizzavano i palinsesti).
Molte perplessità sorgono quando si pensa a dove sia arrivata la televisione, e se sia cultura quella massa di programmi a cui siamo sottoposti: quiz, varietà, talk show, senza contare quell’evento televisivo chiamato Grande Fratello, considerato (e anche premiato) come un programma culturale.
I presupposti per una valutazione educativa del mezzo sono scarsi, e rasentano lo zero se cerchiamo di accostare l’arte al mezzo in questione. Tuttavia abbiamo il massimo rispetto dell’eminente giudizio di Claude Beylie e vogliamo analizzare l’effettiva presenza di questa “arte” nei videogiochi.
E’ curioso che dei molti aspetti che caratterizzano il mezzo televisivo, gli autori dei videogiochi abbiamo colto quasi esclusivamente quelli riferiti al suo, vero o presunto, potere mediatico di “spia” e di “occhio attento alle drammi, alle tragedie e agli spettacoli cruenti”.
Esempio azzeccato di questa visione del mezzo televisivo è offerto dal titolo “The Devil Inside”, gioco in cui, un banale sparatutto in terza persona viene caratterizzato dalla presenza di operatori con telecamera che affiancano il protagonista, che riprendono le gesta cruente fatte dal giocatore e le mandano in onda nel corso dello spettacolo televisivo che da il titolo al gioco. Il risultato è piuttosto inquietante e speriamo che a nessuno venga in mente di tramutarlo in realtà.
Un titolo che si pone a metà strada tra Grande Fratello e Sit-com, e che abilmente ha superato i limiti di tutti i videogiochi (struttura a livelli/episodi e accumulo di punti) arrivando ad affermarsi come fenomeno di costume è senz’altro The Sims.

Altra potenzialità degna di nota è l’abilità dei videogiochi nel riproporre il sistema televisivo nei titoli sportivi, siano essi di calcio o di guida.
Se fatichiamo a considerare la televisione come una forma d’arte, abbiamo almeno la consolazione di vedere come i videogiochi siano riusciti a trarne aspetti interessanti e utili da utilizzare a proprio vantaggio.
Fumetto
Chiudiamo la rassegna con quella che, da Claude Beylie, è definita come “Nona Arte”, quella cioè dei fumetti. Il rapporto tra il fumetto e il videogioco è sempre stato combattuto, tanto da spingere alcuni degli addetti ai lavori ad accusare il videogioco come una delle cause del calo delle vendite dei fumetti. E’ più saggio pensare che le due cose non sono certo da mettere in relazione, perché operano in settori molto diversi.
Quello che più colpisce è come il fumetto sia sempre più in contatto con il videogioco, l’arte fumettistica trova sempre più spazio nel mondo dei giochi, a volte come rivisitazione dei personaggi in un contesto che li rende finalmente animati (citiamo solo gli eroi Marvel per ora); altre volte come semplice impiego delle tecniche narrative degli albi a fumetti per la realizzazione di trame e scene d’intermezzo.
Un esempio lampante di questo modo di impiegare i fumetti nel videogioco è dato da Max Payne, in cui si è scelto lo stratagemma di una trama “noir” portata avanti per mezzo di tavole a fumetti. Il tutto è estremamente funzionale e crea un contrasto piacevolissimo tra due supporti differenti, che operano in funzione di una stessa trama. Non a caso la storia, così com’è, abbia attirato l’interesse di cinema e televisione per convertirla in serie televisive o lungometraggi.
Anche la Disney ha visto nel videogioco un luogo di immense possibilità, tanto da spingerla a creare la Disney Interactive, che si occupa dello sviluppo di videogiochi basati sui fumetti o sui film. La Sergio Bonelli Editore ha collaborato con Simulmondo per la realizzazione di avventure che hanno per protagonisti Dylan Dog, Tex Willer e Diabolik.
L’aspetto più interessante è quello di offrire agli appassionati la visione dei propri eroi preferiti con gestualità, voce e movenze che vengono a mancare nelle versioni cartacee. C’è anche spazio per il fumetto d’autore, di cui citiamo Benoit Sokal, che ha offerto il suo contributo per alcuni giochi davvero belli: Amerzone e Syberia.
Il videogioco non vuole sostituire il fumetto ed è auspicabile solo una più proficua contaminazione che permetta al videogioco di “aggiungere” qualcosa al fumetto. Quanto al fumetto, avrà sempre la sua identità storica e gli autori e i disegnatori entrati nella storia e nel cuore degli appassionati.
L’Anima del Videogioco
Abbiamo visto che tracce di tutte le forme d’arte conosciute siano riscontrabili nei videogiochi. Questo potrebbe già da sé essere sufficiente per convincere i detrattori e gli scettici che il nostro hobby non è sempre basato su attività puerili o gratuitamente violente.
Molto spesso in questo passatempo si trovano citazioni o indizi che ci spingono a volerne sapere di più su questo o quell’argomento. Il ruolo di “contenitore d’arti” non è però sufficiente a giustificare la richiesta di considerare il videogioco come una forma d’arte. Ci vuole un tratto caratterizzante, qualcosa che nessuna della altre forme d’arte possa vantare: l’interattività.
Possiamo guardare una scultura o una cattedrale, esaminare un dipinto, assistere a un balletto, a un film o a uno spettacolo televisivo, leggere un romanzo o un fumetto, ascoltare una canzone…ma non siamo in grado di intervenire nel loro svolgimento, non ci è consentito modificarne la trama o l’evoluzione.
Nessun’altra arte permette altrettanto a chi ne fruisce, ed è in nome di questo elemento che noi chiediamo che si smetta di pensare ai videogiochi come “giochini” e che si cominci a tributare loro il rispetto dovuto a quella che, a tutti gli effetti, può e deve essere considerata La Decima Arte.
Parte I
Parte II
Parte III
Parte IV
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Aggiungi che L. A. Noire farà parte del tribeca film festival di New York, un festival cinematografico… I videogiochi sono sempre più simili a film, ma sono molto meglio perché siamo noi i protagonisti