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Il capolavoro non esiste più e ha perso ogni significato

Sono ormai troppe, le persone che parlano solo per darsi arie, per dare aria alla bocca e per darsi un tono da opinionista da salotto di intenditori. Negli ultimi anni ho letto, sentito, ascoltato ogni genere di persona abusare di questa parola: capolavoro. La usano per ogni genere di medium di intrattenimento, sia questo un film, una canzone o un videogioco. Nel mondo dei videogiochi, poi, la situazione è grave. Molto grave.

Prendiamo uno sviluppatore molto apprezzato dalle masse, tipo Rockstar Games: pubblica GTA IV e la gente urla al “capolavoro”. Ma poi arriva Red Dead Redemption e ridaje: “capolavoro”. Nemmeno il tempo di goderselo, arriva GTA 5 e “capolavoro”. Poi è il turno di Red Dead Redemption 2, indovina? Capolavoro. Infine vai a chiedere alla stessa persona cosa ne pensa degli ultimi due GTA e degli ultimi due Red Dead Redemption. Risposta? “Capolavori”. Tutti quanti. Nessuno escluso.

Applicate l’aggettivo a qualsiasi cosa sia un minimo gradita al gusto personale. Ogni cosa è riconducibile ad un capolavoro. Un’overdose di capolavori che sortisce solo un effetto anestetico e la domanda sorge spontanea: sono tutti quanti dei fottuti capolavori, nessuno escluso, ma è proprio così?

Partiamo dall’inizio, dal significato. Perché io sono uno stronzo che ci tiene all’uso corretto delle parole, dei termini, del significato. Penso che l’italiano abbia un lessico tra i più ricchi e ricercati al mondo, praticamente ha la parola esatta per ogni cosa e si fatica davvero a non trovare un termine. Accade, ovvio, ma è facile creare un nome composto da un paio d’altri che abbiamo già.

Etichettami come filologo, fissato, idiota, perdigiorno, quello che vuoi, ma impara a parlare e ad usare l’italiano, se proprio insisti. E smetti di darti una posa da critico d’arte o da opinionista di Canale 5: non funziona.

Definizione di capolavoro

Escludendo a priori il significato di “opera di dimostrazione che un lavoratore compie per superare la fase di praticantato”, ecco a te la definizione di capolavoro del Treccani.

capolavóro s. m. [comp. di capo e lavoro] (pl. capolavóri, raro capilavóri). – 1. a. La migliore in una serie di opere di un artista, di uno scrittore, o di un’età, di una scuola, ecc.: questo romanzo è ritenuto il suo c.; i c. della pittura ferrarese. b. Opera (e per estens. anche azione, impresa, comportamento) eccellente in genere: quadro, scultura, progetto che è un vero c.; la sua relazione al congresso, la sua lettera al presidente, la sua risposta è stata un c., un autentico c.; un c. di finezza, di grazia, di precisione; iron.: quest’articolo è un c. di bestialità; hai fatto proprio un bel capolavoro!

Partiamo dal punto B e sfatiamo un mito: la tua opinione non vale ad una ceppa tranne che per te stesso. Il tuo gusto personale potrà forse coincidere con quello di qualcuno, ma se un’opera ti risultasse eccellente e risultasse eccellente solo a te e a pochissimi cultori (del trash), be’ ho una brutta notizia per te: non stai difendendo né scoprendo un capolavoro né lo stai facendo scoprire ad un appassionato. Stai parlando un videogioco (o un film o un libro) di tuo gradimento, ma non di un capolavoro.

Nemmeno la mia opinione vale tanto, se te lo stessi chiedendo. Ma ho l’onestà di non prendere in giro proprio nessuno: se dovessi consigliare l’acquisto di un videogioco direi “a me è piaciuto tanto ma dipende tanto dai tuoi gusti personali”. Ho sempre detto così e sempre lo dirò, perché so di avere gusti di merda. Mi piacciono giochi che a tanti (soprattutto ai giovani) non piacciono.

Per questo motivo ho creato il blog che stai leggendo: un super-concentrato di opinioni personali, relative ad un cumulo di videogiochi di mio gradimento, di cui parlo spassionatamente e che ho tutto il piacere di farti conoscere, per spingerti ad informarti e addirittura a provarne una demo, o fartelo prestare. I videogiochi di cui leggi qui, sono piaciuti a me e ho il piacere di parlartene. Ma non sto a sparare “capolavoro” ad ogni articolo pubblicato, hai mai notato? Tu invece adoperi quella parola pure quando finisci di fare la cacca e commenti il tuo “parto”: capolavoro.

Arriviamo al punto A, che è quello di cui sono convinto ci sia ormai un abuso incondizionato. Come l’abuso di etichettare 10/10 il gioco del momento o quello più pubblicizzato, andando a cantar messa su un prodotto di intrattenimento che è il risultato dello sforzo congiunto di decine (quando non centinaia) di creativi e programmatori. Un videogioco, cerca di mietere consensi su un parco utenti di circa 50 milioni di persone arrivando a conquistarne (quando va bene) 1 su 10.

Ormai sono tutti “il miglior gioco dell’anno” e “capolavoro”, salvo poi scoprire che di migliore (e rispetto a cosa) hanno ben poco se non l’effetto emotivo che viene colto soggettivamente. Effetto portato da una definizione grafica e un sistema di animazioni facciali sempre più foto-realistico? Messaggi più o meno subliminali, allegorie, metafore di vita, prosopopee, epopee e apologie di qualcosa che ti sta particolarmente a cuore? Stai parlando di un gioco che ti è piaciuto tantissimo e che tu reputi sia bellissimo e divertentissimo, ma cosa ti fa credere che valga lo stesso per tutti gli altri?

Tu vuoi davvero usare la parola capolavoro per rafforzare il tuo personalissimo parere su un’opera. Sto sprecando il mio tempo, lo so.

Va bene, fallo. Affogatici, con il capolavoro di qui e di lì, ma almeno usalo con cognizione. Stai parlando di un film, di un videogioco, di un libro? Dal momento che stai leggendo un blog di videogiochi, suppongo che tu parli più spesso di videogiochi che di libri, tanto per dire.

Caso 1: Red Dead Redemption 2

Vuoi esprimere, all’amico di turno, che Red Dead Redemption 2 di Rockstar Games sia il gioco migliore tra tutti quelli che hanno fatto. La migliore opera di questo creatore di opere che è uno studio di sviluppatori. Al diavolo GTA 4, GTA 5, il primo Red Dead Redemption e tutto il resto. Quest’ultimo è il migliore e hai validissime argomentazioni dietro che non siano un coacervo di recensioni fatte da siti italiani di “informazione” o qualche influencer su YouTube: tutte persone che non vogliono altro che fare e farsi pubblicità. Ok, accomodati. Vada per il capolavoro e segno della croce su tutto quello che è venuto prima. Sicuro?

Caso 2: Final Fantasy VII

Arriva Final Fantasy XV, mette alla frusta la scheda grafica della PS4 e della Xbox One: è immenso, ben fatto, a quanto pare pure bello da giocare e come storia da seguire. Capolavoro! Vero? Al diavolo Final Fantasy VII, gli illustri predecessori di questo e l’ottavo ed il decimo capitolo che (leggo in giro a più riprese) restano ancora ricordati e osannati da tanti appassionati.

Caso 3: The Last of Us

Arriva Uncharted 4. Ti sei spaccato la mascella per la grafica, hai eiaculato durante le sessioni di gioco e te lo sei sognato mentre dormivi, provocando polluzione notturna. Capolavoro anche questo. Vero? La migliore opera di Naughty Dog, giusto? Al diavolo The Last of Us, le cascate di parole spese e le menate dell’asticella della qualità che si sposta un po’ verso un’altra arte che è il Cinema. Sei assolutamente sicuro che l’ultimo arrivato sia migliore di un’opera che – forse – al di là della grafica, riesce a dire e a dare qualcosa di più che “pornografia visiva”. Benissimo.

Quando arriverà The Last of Us 2 fioccheranno i “capolavoro!”. Ma arrivati a quel punto chiediti: ha superato i suoi predecessori sotto ogni punto di vista? O questo è un capolavoro al pari di Uncharted 4, per continuare sull’esempio?

Di esempi del genere potrei farne a decine. Mi viene in mente Gears 5: capolavoro da tutti i lati…esattamente come è accaduto per tutti i precedenti cinque capitoli pubblicati. E non ce n’è uno che non sia un capolavoro, eh, tutti ex equo questi gioconi. Vero?

So di fare cosa sgradita ma ti invito ancora una volta a pensare e a riflettere: Dante Alighieri ha scritto tantissimo, eppure di lui si ricorda sempre uno ed un solo capolavoro, La Divina Commedia. Di Michelangelo Buonarroti abbiamo il Paese pieno di opere, una più bella dell’altra, eppure la sua più grande opera d’arte resta, indiscutibilmente, anche quella di maggior fatica. Quella in cui l’artista ha espresso praticamente tutto sé stesso: la Volta della Cappella Sistina.

Perché non puoi fare questo semplicissimo ragionamento anche per i videogiochi? Quanta fatica potrà costarti, star lì a pensare a quale sia, effettivamente, l’opera di maggior pregio di un creativo di videogiochi? Ti pare normale che sia TUTTO un fottuto capolavoro? A me no.

Quando vai a parlare di un genere di videogiochi, per esempio di sparatutto, prima di etichettare capolavoro una dozzina di titoli, pensa: nel suo genere, quale ritengo essere l’opera di maggior pregio e qualità? Non possono essere tutti capolavori, non solo perché mi sono piaciuti.

Esattamente come il sistema di valutazioni della critica ha mandato totalmente fuori controllo la volontà di fare discernere fra un prodotto di qualità da uno scadente, così il sistema di un lessico ancorato alla parola “capolavoro” ha demolito il vero significato di questa parola. Sta appiattendo ogni genere di aspettativa o di critica nei confronti di qualunque videogioco. Cresce il numero di delusi perché hanno ascoltato “il parere dell’esperto” (di questo ceppo di faggio).

Sarebbe il caso di pensarci due volte, prima di etichettare qualunque cosa/qualunque gioco “capolavoro”. Ne guadagneremmo tutti in credibilità e affidabilità. E forse ci muoveremmo verso la direzione in cui un prodotto di qualità è oggettivamente tale, perché ci sono valide argomentazioni dietro.

Arriva Death Stranding: quindi colpo di spugna su un qualsivoglia Metal Gear Solid? Arriva Cyberpunk 2077: la trilogia di The Witcher diventa carta igienica? Arriva The Outer Worlds: tutta la produzione di Obsidian Entertainment si può dimenticare o ridimensionare? Quello che sto cercando di dire è che non è detto, non è scontato. Perché “nuovo” o “bello a vedersi” non significa “capolavoro” a prescindere.

Ad maiora!

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