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Videogiocare al tempo del Coronavirus

A partire dal 9 marzo 2020, in Italia almeno, a causa dell’emergenza sanitaria e pandemica causata dal Coronavirus influenzale “Covid-19”, il Primo Ministro ha decretato che la popolazione debba stare a casa con l’eccezione di comprovati e seri motivi che ne giustifichino l’allontanamento  dalle mura domestiche. Che sia per lavoro, per salute o per prima necessità (procacciarsi cibo e acqua), ogni cittadino può recarsi alla propria meta e – ogni qual volta le forze dell’ordine lo richiedano – giustificare, certificare e verbalizzare il motivo del suo essere fuori casa. Per tutti gli altri motivi è obbligatorio restare a casa. Chi aveva i suoi passatempi e i suoi hobby fuori casa, si trova spiazzato. Chi, invece, in casa passava (e passa) la maggior parte del tempo libero perché il suo svago preferito è il videogioco, si trova inaspettatamente con una quantità di tempo in più per giocare.

Faccio due calcoli, basandomi sulla mia personale situazione: prima della quarantena imposta dal governo, riuscivo a ritagliare circa 60 minuti di gioco al giorno. Adesso, inaspettatamente, me ne ritrovo a poter capitalizzarne quasi due ore. Di colpo si è raddoppiato il tempo che posso passare ai videogiochi. Venendo a mancare palestra, sport, spostamenti e lavoro, eccomi dunque a spolverare un backlog che – molto pigramente – vado smaltendo e riprendo quei grandi sospesi datati 2015.

Non scenderò nei particolari, snocciolo qui un paio di titoli che sto recuperando piano piano: Ombra di Mordor (che giocai a suo tempo su PS4 e che ora sto completando ancora una volta su PC, per poter godermi la continuity di salvataggio di Ombra della Guerra) e Assassin’s Creed: Odyssey. Questi non sono gli unici due titoli che mi ritrovo a giocare di tanto in tanto, tuttavia sono quelli che hanno una storia da raccontare e, tendenzialmente, mi godo più questo tipo di esperienza che altri generi.

Guardandomi intorno e confrontandomi su un social network come Facebook, mi ritrovo ad apprendere delle esperienze di altri videogiocatori che fruiscono di PS4, Xbox One, Switch o computer per giocare. Dopo tre settimane di quarantena imposta, ho appreso che la maggioranza dei videogiocatori vive tendenzialmente le seguenti esperienze:

  • ricominciano videogiochi del recente passato (diciamo fino al 2013).
  • giocano brevi giochi della stessa serie (per esempio la trilogia Call of Duty: Black Ops).
  • giocano titoli molto lunghi, che richiedono molto tempo per essere completati, come gli ultimi due Assassin’s Creed (Origins e Odyssey) oppure The Witcher 3: Wild Hunt et simila.
  • si dedicano alla caccia dei trofei, perché di tempo da passare ce n’è in abbondanza. Discorso su cui mi sono già espresso di recente e pratica che condivido poco e nulla.
  • soffrono la dipartita della propria console. Probabilmente a causa delle lunghe (molto lunghe, penso anche dieci ore al giorno) sessioni, ad un certo punto corrono sui social ed il messaggio è più o meno sempre “aiuto! Non si accende più la Play/la Xbox! Si è spenta mentre giocavo e ora non si accende più!”
  • soffrono la mancanza di Rete internet regolarmente funzionante. Probabilmente dimentichi che tutti i provider e anche i produttori di console per videogiochi stanno riducendo il traffico di Rete per non congestionarla e per permettere alle autorità di poter lavorare.

Questo, in soldoni, è un piccolo scorcio del videogiocare al tempo del Coronavirus che riesco a percepire dal mio modestissimo punto di vista. Ho voluto trascriverlo nel mio blog perché possa essere anche un modo di ricordare, in maniera volutamente vaga e leggera, come si gioca in questo momento. Qualcuno rileggerà questo post sorridendo, qualcuno piangendo (magari a pensare di essere stato “abbandonato” dalla propria PlayStation/dalla propria Xbox).

Ed io? Quando non gioco, passo le mie giornate studiando per un corso di formazione, ricercando un lavoro vero. Chissà con quale stato d’animo rileggerò questo post, tra dieci anni.

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